Per il prossimo spettacolo in cartellone il Teatro San Carlo ha puntato su “L’ultimo Decamerone”, puro esempio di teatro-danza, creato su testi di Stefano Massini che si è ispirato al celebre Decamerone di Giovanni Boccaccio su sulle coreografie originali di Edmondo Tucci. La regia è stata affidata a Gabriele Russo, mentre le musiche originali sono state composte da Nello Mallardo (arrangiamenti di Ivano Leva). Sarà in programmazione dal 10 aprile al 6 maggio 2018.
Toscano di nascita, Massini ha trovato nella lingua di Boccaccio terreno fertile per realizzare una rilettura completamente nuova, che si differenzia dalle tante rappresentazioni che l’hanno preceduta in primo luogo per la scelta di non affrontare solo alcune fra le cento novelle dell’opera, ma di contenerle tutte. Nelle mani di Massini, le 10 novelle narrate dai 10 protagonisti del Decameron diventano una sola novella: così, tradendo del tutto il testo originale, gli è rimasto più che mai fedele.
“A me premeva soprattutto indagare il formidabile valore di riflessione di Boccaccio, – sostiene Massini – antica e modernissima, sull’urgenza del narrare, sul ruolo del narrare e sui meccanismi del narrare. Oggi viviamo in una società che è continuamente bombardata di storie, pensiamo, per esempio, quanto il web e i social network entrino continuamente nella nostra vita, con un intrecciarsi di narrazioni multiple, narrazioni istantanee come le fotografie o narrazioni per immagini come i video.
E noi, immersi in questo grande mare di storie superflue, molto spesso perdiamo il senso della narrazione. Il Decamerone, viceversa, parte proprio da questo punto: la salvezza, dentro una crisi, sta sempre nel racconto”. «Con Massini, fin dal nostro primo incontro – racconta il regista Gabriele Russo – siamo stati subito d’accordo nel non proporre una lettura in chiave filologica dell’opera, che oggi sarebbe risultata anacronistica o già vista e rivista, piuttosto ci siamo interrogati sul perchè all’epoca Boccaccio scrisse il Decameron e quali ragioni di allora possano essere ancora oggi valide.
Perchè qualcuno dovrebbe chiudersi in un casolare di campagna e mettersi a raccontare favole? Da cosa fugge? All’epoca, dalla peste. E oggi? Vedremo». Dal punto di vista progettuale è la prima volta in Italia che una Fondazione Lirica e un Teatro di Prosa condividano un impegno produttivo di tale entità, unico anche nella sua concezione: «Questa è un’occasione – prosegue Gabriele Russo – nata dalla nostra ormai persistente voglia di mettere insieme, sparigliare le carte, creare collaborazioni, ampliare gli orizzonti; una voglia che consideriamo la chiave di volta per creare qualcosa di nuovo, di bello.
Abbiamo trovato nella direzione del Teatro di San Carlo disponibilità, apertura e curiosità, e, insieme, ci siamo augurati di dischiudere, con questo esperimento, nuovi scenari e nuove possibilità; di inaugurare, insomma, un nuovo meccanismo che potrebbe essere terreno fertile per l’intero sistema, e, soprattutto, che può diventare un’occasione per il pubblico di vedere in scena spettacoli importanti, che senza la volontà di collaborazione e il coraggio di innovare, sarebbero impossibili da realizzare».
Ancora una volta il Teatro San Carlo non si limita a dare alla città lustro culturale e musicale, ma propone anche nuove formule di spettacolo che vanno al di là del puro intrattenimento, anche se mirato sempre verso interessanti e nuovi originali sviluppi teatrali, proprio come in questo caso, dove la preziosa collaborazione con il Teatro Bellini, favorisce ancora più la realizzazione di spettacoli di elevato spessore culturale e artistico, coinvolgendo tutti i campi e le forme dell’arte musicale, per dare vita ad una programmazione di grande qualità.
Articolo pubblicato il: 6 Aprile 2018 23:24