Il boss Marco Di Lauro, catturato sabato in un appartamento di Chiaiano, ha scelto di non rispondere durante l’interrogatorio di oggi davanti al giudice.
Marco Di Lauro | Ha assunto un’aria confusa quando ha visto l’ordinanza di custodia cautelare di oltre mille pagine emessa anche nei suoi confronti nel 2015, quando era latitante gia’ da dieci anni. Il suo avvocato, Gennaro Pecoraro, lo ha visto per la prima volta questa mattina in carcere e gli ha spiegato che gli contestavano di essere capo e promotore di un gruppo di trafficanti internazionali di droga, e il boss ha sgranato gli occhi. Ha deciso per questo di non rispondere alle domande del gip Marco Di Lauro, il capoclan del quartiere di Secondigliano che sabato pomeriggio e’ stato catturato in una casa a Chiaiano, periferia Nord di Napoli.
Domani dovrà comparire di nuovo davanti al gip
Domani sara’ interrogato dal giudice per un’altra accusa, sempre di associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga, ma risalente al 2011 e senza l’aggravante di essere capo e promotore dell’organizzazione. Nel frattempo potrebbe maturare a breve la decisione di chiedere per lui il carcere duro. La richiesta deve partire dalla Dda di Napoli al ministero degli Interni che dovrebbe poi firmare nel giro di una settimana il provvedimento di restrizione carceraria.
Intanto e’ attesa per la fissazione del processo in Corte d’Assise d’Appello per l’omicidio di Attilio Romano’, un giovane ucciso per errore nel corso della faida di Scampia nel 2005, scambiato per un affiliato di un gruppo rivale. Marco Di Lauro e’ considerato il mandante ed e’ stato condannato per questo in primo e secondo grado alla pena dell’ergastolo, ma la Cassazione ha annullato la sentenza con rinvio degli atti a una nuova sezione di corte d’Appello.