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Maternità a 56 anni: quando il desiderio supera le barriere biologiche

Maternità tardiva: una donna ha dato alla luce una bambina all’età di 56 anni, con parto naturale e dopo una gravidanza avvenuta senza procreazione assistita. Ma non si tratta dell’unico caso.

Una maternità inaspettata per una donna che ha dato alla luce una bambina all’età di 56 anni, con parto naturale e dopo una gravidanza avvenuta senza procreazione assistita. La donna, già madre di altre due figlie, di 34 e 28 anni, risiede a Casale sul Sile, in provincia di Treviso. La bimba – riferiscono i quotidiani locali – è nata all’ospedale dell’Angelo di Mestre, a fine dicembre, con un peso di oltre 3 chili e gode di ottima salute. Un evento piuttosto raro, soprattutto in riferimento al fatto che la donna è rimasta incinta naturalmente, senza l’ausilio di tecniche di fecondazione assistita. Il compagno della donna, padre della bambina, è un sudamericano più giovane della compagna di 17 anni.
Il desiderio di maternità non ha età e, infatti, le gravidanze tardive sono sempre più numerose, soprattutto nei Paesi dell’Occidente industrializzato, anche se l’orologio biologico scandisce il tempo che passa esattamente come 100 anni fa e nulla è cambiato oggi rispetto ad allora: a 30 anni l’ovaio ha già perso circa l’88% degli ovociti; a 40 anni, il 97%. E le cellule superstiti sono in genere anche poco vitali, il che spiega ulteriormente le difficoltà di concepimento e i rischi fetali. Dopo i 50 anni, poi, le uniche possibilità di successo sono legate all’ovodonazione, ossia all’utilizzo di un ovocita donato da una donna più giovane (20-25 anni), fecondato in vitro con gli spermatozoi del partner e successivamente impiantato in utero per la gestazione.
Al di là delle questioni etiche che possono nascere davanti alla scelta di essere una mamma-nonna o davanti ai dubbi in ambito scientifico riguardo alla rottura delle barriere biologiche della maternità per gravidanze che non sono accettabili da un punto di vista medico dopo i cinquanta, resta il fatto che l’evento di Casale sul Sile non è l’unico caso di maternità tardiva.
Qualche anno fa, nel 2010, fece molto discutere la maternità di Gianna Nannini. All’epoca si disse che la gravidanza era stata permessa grazie a un lungo percorso di cure, anche se sull’evento ha sempre aleggiato il sospetto della fecondazione eterologa, in quegli anni ancora proibita in Italia.
Più recentemente ha fatto discutere in Spagna la maternità di una donna galiziana, Lina Alvarez, 63 anni, medico di professione, che è diventata madre per la terza volta, vent’anni dopo essere entrata in menopausa, grazie alla fecondazione in vitro, mediante la donazione di ovuli, in un centro di fertilità assistita di Madrid.
In Italia, presso la Clinica Pineta Grande di Castelvolturno, due anni fa Maria Rosaria ha partorito il suo bambino, nonostante i suoi sessantadue anni, senza essere ricorsa a tecniche di procreazione assistita.
Ma il guinness dei primati spetta a una donna indiana che, a maggio 2016, è diventata mamma ad oltre 70 anni dopo essere ricorsa alla fecondazione in vitro: ha partorito un bimbo, a cui è stato dato il nome di Armaan (“Desiderio”), divenendo di fatto la mamma più vecchia del mondo. Secondo il Libro dei Guinness il primato apparteneva fino ad allora alla spagnola Maria del Carmen Bousada Lara che il 29 dicembre 2006 mise al mondo due gemelli all’età di 66 anni. Ma secondo i media e sanitari locali negli anni precedenti altre donne indiane di circa 70 anni avevano avuto figli, sempre grazie ad un processo di fecondazione artificiale.

Articolo pubblicato il: 8 Gennaio 2018 19:50

Maria Sordino

Maria Sordino - cura la pagina della sanità, sociale, attualità, è laureata in Scienze Biologiche, scrittrice.