Maurizio Sarri ha rilasciato un’intervista che certifica il suo quasi imminente passaggio sulla panchina della Juventus: “I tifosi del Napoli sanno cosa provo per loro, ma la professione può portare ad altri percorsi”.
Sarri | “Per noi italiani il richiamo di casa è forte. E’ stato un anno pesante, comincio a sentire il peso degli amici lontani”. In un’intervista a Vanity Fair, in edicola domani, di cui è stata data un’anticipazione sulla versione online, Maurizio Sarri fa capire di avere le valigie pronte e manda un messaggio ai tifosi del Napoli. “Conoscono l’amore che provo per loro. Ho scelto l’estero l’anno scorso per non andare in una squadra italiana. La professione può portare ad altri percorsi, non cambierà il rapporto. Fedeltà è dare il 110% nel momento in cui ci sei. Che vuol dire essere fedele? E se un giorno la società ti manda via? Che fai: resti fedele a una moglie da cui hai divorziato? L’ultima bandiera è stata Totti, in futuro ne avremo zero”.
“Il concetto di vittoria a ogni costo è una estremizzazione che annebbia le menti dei tifosi e di alcuni dirigenti, cosa che mi preoccupa di più. È sport, non ha senso. Non si può essere scontenti di un secondo posto”.
Cosa resta del Sarrismo
“Sarrismo? E’ un modo di giocare a calcio e basta. Nasce dagli schiaffi presi. L’evoluzione è figlia delle sconfitte. Non solo nel calcio. Io dopo una vittoria non so gioire. Chi vince, resta fermo nelle sue convinzioni. Una sconfitta mi segna dentro più a lungo, mi rende critico, mi sposta un passo avanti. Mio nipote mi fa leggere la pagina facebook Sarrismo e Rivoluzione. Si divertono, io sono anti-social, non ho nemmeno WhatsApp”.
“Tuta? Se la società mi imponesse di andar vestito in altro modo, dovrei accettare. A me fanno tenerezza i giovani colleghi del campionato Primavera che portano la cravatta su campi improponibili. Mi fanno tristezza, sinceramente”.