Ovazioni e applausi per l’inaugurazione della Nuova Stagione Sinfonica 2021/2022 del Teatro San Carlo, ritornato prepotentemente ai successi di cui è sempre stato caratterizzato; Michele Mariotti, Alessandro Taverna e l’Orchestra del Teatro San Carlo, i protagonisti assoluti di una serata magica e ineguagliabile.
Quello che il Teatro San Carlo ha vissuto sabato 27 novembre 2021, ha senza dubbio dell’incredibile, non si poteva inaugurare la Nuova Stagione Sinfonica 2021/2022, meglio di così.
Potrei dire che è stato merito di un programma accattivante e coinvolgente, potrei aggiungere che la magia del teatro più bello del mondo non può che regalare serate cosi magiche, eppure sono ben altri i motivi che mi hanno portato a sostenere questa tesi; ma procediamo con ordine.
La serata è stata aperta dalla bellissima ouverture tratta da Der Freisachutz (Il franco cacciatore) di Carl Maria Von Weber, 10 minuiti di incalzante musica per un capolavoro romantico rappresentato a Berlino il 18 giugno 1821, che sono bastati per farci renderci conto dell’eccellente lavoro svolto dal direttore d’orchestra Michele Mariotti, impegnato in questi giorni con l’Otello di Verdi, nell’aver amalgamato con efficace ed incisiva vitalità, un’orchestra che mi è apparsa subito in grande forma, concentrata, precisa e decisamente di grande valore artistico.
Ma la “sorpresa” più grande doveva ancora essere svelata e si è subito rivelata al numeroso pubblico del San Carlo, quando l’orchestra, dopo aver esposto il primo tema dal Concerto N. 21 in do maggiore di Mozart, ha lasciato emergere con incredibile stupore l’attacco preciso e “pulito” del pianoforte alla cui tastiera c’era un certo Alessandro Taverna.
Pianista di fama internazionale la cui autorevole critica musicale inglese lo ha definito come il “successore naturale del suo grande connazionale Arturo Benedetti Michelangeli”, Taverna ha già sollevato nei suoi concerti una certa meraviglia per come affronta e domina il suo strumento, con una naturalezza disarmante.
Non ha fatto eccezione nemmeno in questa memorabile serata, dove è bastato notare il tocco estremamente leggero e preciso sulla tastiera, per renderci conto che ci trovavamo di fronte ad un artista di pura razza. Scale, arpeggi, fraseggi, tutti precisi e meticolosi, perfettamente in simbiosi con un’orchestra concentratissima che ha sottolineato ed evidenziato l’eccellente preparazione artistica e virtuosistica di questo, oserei dire, leggendario pianista.
Il dinamismo del corpo si è ridotto all’essenziale ed è stato proiettato elegantemente nei successivi due movimenti di questo bellissimo e celeberrimo capolavoro mozartiano, la cui lunga “cadenza” del primo movimento ha regalato momenti di grande emozione ed efficace incisività. Nel celebre “andante” il tocco leggero e preciso ha quasi sussurrato quel delizioso e incantevole tema che Mozart modula alla 4°, in fa maggiore, e che fu inserito nella colonna sonora del celebre film svedese “Elvira Madigan” del 1967; non a caso spesso questo andante viene accompagnato appunto dal titolo di questo film drammatico di Bo Widerberg.
Con il terzo movimento, Mozart ritorna nella tonalità d’impianto, in do maggiore. Scroscianti applausi da un pubblico in delirio, hanno preteso il consueto bis che l’artista ha subito concesso eseguendo la difficilissima ed impegnativa Fuga su un Tema di Telemann op. 134 di Max Reger, consolidando definitivamente la sua eccellente performance al Massimo partenopeo dove per un momento mi è sembrato di vedere seduto al pianoforte Franz Liszt, per la netta e sconcertante somiglianza con il pianista ungherese citato, lasciando un ricordo indelebile tra i fortunati presenti alla bellissima ed emozionante serata.
Emozioni che si sono prepotentemente rinnovate quando Michele Mariotti ha diretto, nella seconda parte della serata, la Sinfonia n. 7 in la maggiore op. 92 di Beethoven, che ha trascinato il pubblico in un’ovazione generale, vista l’eccellente prova di grande rigore artistico che questo giovane direttore ha così ben delineato, offrendo una convincente e precisa interpretazione di una delle più belle e famose pagine sinfoniche beethoveniane.
Tutte le sezioni orchestrali hanno dato il meglio di sé, contribuendo in egual misura alla riuscita di una serata che in fondo inaugurava anche l’inizio della Nuova Stagione Sinfonica del San Carlo, dai legni, meraviglioso il primo oboe, agli ottoni, molto bravi, ai timpani, precisi e incisivi fino al cuore dell’orchestra dove tutti gli archi sono stati eccellenti e convincenti; ne è venuta fuori, calorosa e viva, quella grande forza espressiva di cui è pervasa l’intera sinfonia.
Un ottimo lavoro e un meritato successo per Mariotti che, visti i lunghi e lusinghieri applausi da parte del pubblico, ha concesso un’inatteso bis, dirigendo ancora una volta “l’Allegro con Brio” del Quarto movimento. Vedere e rivivere di nuovo le emozioni che si vivevano una volta nel teatro più bello e antico del mondo, è senza dubbio impagabile, e questa serata lo ha dimostrato egregiamente.