Morte di Diego Armando Maradona: i tifosi portano fiori, striscioni e lumini all’esterno del San Paolo (che sarà intitolato al Pibe De Oro). Lutto cittadino a Napoli e tre giorni di lutto nazionale in Argentina. Sulla lapide ci sarà questa scritta: “Gracias a la pelota”.
Napoli e l’Argentina, le due case in cui Diego Armando Maradona ha trascorso la sua vita tra tanti alti e altrettanti bassi, come se avesse vissuto sulle montagne russe per 60 anni. Napoli e l’Argentina, ovvero quei luoghi in cui la sua morte è stata vissuta più emotivamente che nel resto del mondo. La triste notizia è arrivata in Italia verso le 17.30, con i social letteralmente impazziti nel commemorare il più grande calciatore di tutti i tempi.
La città partenopea è stata invasa da un misto di dolore ed incredulità, di fronte alla notizia che mai avrebbe voluto apprendere, dopo che il Pibe de Oro era stato in condizioni gravissime già nel 2000 e nel 2004, fino alla parziale rinascita con il programma televisivo La Noche del 10, da Ct dell’Argentina a Sudafrica 2010 ed esperienze non indimenticabili da allenatore in Qatar, Messico e Argentina (dove ha guidato fino a poco tempo fa il Gimnasia La Plata).
Il sindaco Luigi de Magistris ha proclamato il lutto cittadino nel giorno dei funerali, proponendo di intitolare a Diego lo stadio San Paolo, proposta appoggiata pienamente dal patron del Calcio Napoli, Aurelio De Laurentiis: ora si spera che D10S sappia “dribblare” dal paradiso del calcio anche la burocrazia nel minor tempo possibile.
Ieri sera, le luci dello Stadio San Paolo (in cui era presente la squadra croata del Rijeka per la rifinitura in vista della partita di stasera contro il Calcio Napoli) sono rimaste accese tutta la notte, dopo che, in maniera assolutamente composta, molti tifosi hanno portato striscioni, fiori e lumini a ridosso dell’ingresso della curva B (da sempre “cuore” del tifo azzurro). La stessa cosa è stata fatta in altre zone, come i Quartieri Spagnoli e San Giovanni a Teduccio (dove c’è lo splendido murale di Jorit).
Un dolore vissuto in silenzio per un personaggio quasi “di famiglia” e in maniera paradossale, visto che Maradona, il più grande portatore di assembramenti della storia, è morto quando di assembramenti non se ne possono fare. Sui display dell’Anm è apparsa stamattina la scritta “Ciao Diego”, mentre stasera, prima della partita Napoli-Rijeka, un’altra iniziativa nata sui social. I tifosi metteranno alle finestre luci e candele, mentre alle 21, dopo il minuto di silenzio sul campo, partirà un lungo applauso che coinvolgerà tutta la città al grido dello storico coro “Diego, Diego, Diego!”.
In Argentina, invece, sono stati proclamati tre giorni di lutto nazionale. La salma di Maradona è stata portata alla Casa Rosada di Buenos Aires, il palazzo presidenziale, dove è stata allestita la camera ardente.
Per omaggiare Diego, centinaia di persone in coda: ne sono attese un milione. Su richiesta della famiglia, i funerali verranno celebrati in forma privata oggi (intorno alle 22 italiane). Sulla bara ci sarà la bandiera argentina, mentre il Napoli spedirà l’ultima ’10’ indossata da Maradona.
Infine, una curiosità che fa capire una volta di più l’amore di Diego per il calcio. In una puntata del programma La Noche del 10 (nel 2005), Maradona disse queste parole: “Vorrei che sulla mia lapide fosse scritto “Gracias a la pelota” (grazie al pallone, ndr)”.