Morto Azeglio vicini, scopritore di talenti e CT delle “notti magiche”
Azeglio Vicini: il Commissario Tecnico degli azzurri a Italia ’90 è morto a Brescia (avrebbe compiuto 85 anni a marzo).
Grave lutto per il calcio italiano. È morto a Brescia l’ex Commissario Tecnico della Nazionale Azeglio Vicini, guida degli azzurri agli storici Mondiali di Italia ’90 (avrebbe compiuto 85 anni il 20 marzo). Dopo aver giocato tra le fila di Vicenza, Sampdoria e Brescia tra gli anni ’50 e ’60, il cesenate divenne uno dei simboli della FIGC, rappresentandone uno dei tecnici di riferimento. Già nel 1968 entra a far parte del settore tecnico della nazionale, entrando nello staff di Ferruccio Valcareggi. Il primo incarico di una certa rilevanza è la guida della nazionale Under 23, affidatagli nella stagione 1975-76, con cui disputa il campionato europeo di categoria. Dall’anno successivo gli è affidata l’Under 21, incarico che porterà avanti per ben dieci anni. Ai campionati europei ottiene con gli azzurrini per tre volte la qualificazione ai quarti di finale (1978, 1980 e 1982), arrivando alla semifinale nel 1984 e nell’edizione del 1986 si piazzò al secondo posto, perdendo ai rigori la finale contro la Spagna. Ed è proprio in quest’ultimo ciclo dell’“Under” che Vicini lancia grandi talenti destinati a fare la storia del calcio italiano: su tutti, Zenga, Maldini, Donadoni, Giannini, Vialli e Mancini. Su questi giocatori Vicini basò la ricostruzione della nazionale maggiore dopo i mondiali messicani del 1986, che videro il tramonto del ciclo decennale di Enzo Bearzot. In quell’anno, gli fu dato l’incarico di costruire una Nazionale che avesse chiaro l’obiettivo: vincere i mondiali casalinghi del 1990. Il percorso per arrivare alla manifestazione iridata si rivelò vincente, con in mezzo gli Europei del 1988: in Germania, l’Italia sfiorò il successo, arrendendosi in semifinale all’URSS (poi sconfitta in finale dall’Olanda di Gullit e Van Basten). Le sensazioni per le notti magiche (come recitava il ritornello dell’inno di quei mondiali cantato da Edoardo Bennato e Gianna Nannini, “Un’estate italiana”) erano più che positive. E il cammino si rivelò vincente, con il lancio di Totò Schillaci, splendido eroe “inaspettato”, e di Roberto Baggio, non ancora “codino” ma già campione di razza. Austria, USA, Cecoslovacchia, Uruguay ed Eire si arresero agli azzurri, che offrirono all’Olimpico di Roma e all’intera nazione un calcio sempre spettacolare. La splendida cavalcata si fermò in semifinale contro l’Argentina di Maradona, che al San Paolo di Napoli vinse ai rigori. La squadra concluse al terzo posto ma lo scoramento fu davvero grande. Vicini restò tuttavia in sella anche per il biennio successivo ma le scorie di Italia ’90 erano ancora fresche: la Nazionale infatti non centrò la qualificazione a Euro ’92. Dopo una vita in azzurro (come recita il titolo della sua autobiografia), è stato sostituito da Arrigo Sacchi, allenando poi per brevi periodi Cesena e Udinese. È stato inoltre presidente dell’Associazione Italiana Allenatori, ricoprendo per lungo tempo anche la carica di Presidente del Settore tecnico della FIGC (per poi cedere il testimone nel 2010 al suo ex giocatore Roberto Baggio). Di Azeglio Vicini resterà il ricordo di un galantuomo del calcio italiano, scopritore di talenti che in quell’indimenticabile campionato del mondo del 1990 avrebbe meritato molto più del terzo posto.
Luigi Maria Mormone, cura la pagina di cronaca su Napoli e provincia, attualità e sport (pallanuoto, basket, volley, calcio femminile ecc.), laureato in Filologia Moderna, giornalista.