Grande tristezza nel calcio italiano per la morte di Pietro Anastasi, uno dei più grandi bomber di sempre, spentosi a 71 anni venerdì scorso dopo una dura lotta con la Sla. “Pietruzzo” ha legato il suo nome a grandi vittorie della Juventus (3 scudetti, 1971-72, 1972-73 e 1974-75, quest’ultimo strappato con grande fatica al meraviglioso Napoli di Vinicio).
Per Anastasi, ben 132 gol in 307 presenze con la maglia bianconera, prima di passare all’Inter (dove vince una Coppa Italia), all’Ascoli e infine al Lugano, diventando poi opinionista in tv con la Juve sempre nel cuore.
Ma la sua firma è rimasta indelebile anche in Nazionale, nella quale ha segnato 8 gol in 25 presenze. Uno di questi è stato forse il più bello e importante della sua carriera, essendo stato segnato nella finale dell’Europeo del 1968, vinta 2-0 dagli azzurri contro la Jugoslavia all’Olimpico di Roma (era la ripetizione della prima finale, terminata 1-1). Dopo l’1-0 di Gigi Riva, Anastasi riceve palla da De Sisti al limite dell’area di rigore, si alza la palla di destro e con lo stesso piede fulmina il portiere balcanico, per la gioia di un Olimpico illuminato dal una splendida fiaccolata.
Dopo il trionfo europeo, passò dai lombardi (in cui era approdato dalla Massiminiana, squadra siciliana) alla Juventus, rappresentando un riferimento soprattutto per quegli operai che in pieno boom economico lasciavano la Sicilia per approdare a Torino, trovando un lavoro e una sistemazione per la vita. A Torino, il bomber catanese divenne presto uno degli idoli della curva juventina, che, come lui stesso dichiarò più volte, era piena di “tanti lavoratori che venivano dal Sud e che si facevano il mazzo in fabbrica. Ricordo che mi fermavano fuori dello stadio e mi dicevano di farmi valere anche per loro. Mi rendeva orgoglioso”.
Anastasi rappresenta però anche l’ennesima morte nel calcio italiano per via della Sla, la terribile sclerosi laterale amiotrofica. Nota anche come morbo di Lou Gehrig (dal nome del campione americano di baseball scomparso nel 1941), l’associazione diretta tra attività agonistica e Sla non però è scientificamente provata.
Il dramma di Anastasi, l’ultimo di una lunga serie (tra i 50 atleti colpiti dalla Sla dagli anni Sessanta ad oggi, anche Gianluca Signorini, Giovanni Bertini e e Stefano Borgonovo), riapre una pagina dolorosa per il mondo dello sport, sempre più colpito da una malattia che immobilizza il corpo e ha un’alta incidenza tra gli sportivi (per “Pietruzzo” è stata una sofferenza così grande che, come reso noto dal figlio Gianluca, il padre ha rifiutato un ulteriore accanimento terapeutico).
E che, di fatto, è stata l’unica avversità cui si è dovuto piegare Pietro Anastasi, il bomber siciliano emigrato al Nord e tanto caro alla classe operaia (che con lui è davvero andata in paradiso).
Articolo pubblicato il: 20 Gennaio 2020 18:05