Alcuni recenti episodi, come quello che ha visto protagonisti nella notte tra il 5 e 6 aprile in Piazza Trieste e Trento almeno una decina di giovani (tre dei quali con le pistole in pugno), hanno reso ancor più attuale il tema della sicurezza nella città di Napoli. Per quanto riguarda la videosorveglianza stradale, ci sono state tante riunioni. In meno di due anni si sono avvicendati altrettanti ministri dell’Interno, ciascuno dei quali aveva puntualmente dato assicurazione sulla ripresa della delicata e ampia rete di occhi telematici, dislocati lungo le zone “sensibili” da monitorare nella città partenopea. Tuttavia, i sistemi di controllo del territorio affidati alla videosorveglianza stradale restano efficienti solo sulla carta.
Basti pensare al fatto che ci sono voluti addirittura cinque giorni per scoprire il raid armato che ha terrorizzato residenti e turisti a due passi dalla Prefettura. L’episodio è finito agli onori della cronaca di Napoli grazie ad alcuni video “virali” postati sui social network, fino a quando poi non è stato ripreso dal consigliere regionale dei Verdi, Francesco Borrelli. “Noi che lavoriamo ogni giorno in strada – ha spiega a “Il Mattino” un investigatore esperto che da tempo segue le evoluzioni criminali nella zona dei Quartieri Spagnoli e del centro cittadino – lo sappiamo bene: le telecamere che sono dislocate tra piazza del Plebiscito, via Toledo e piazza Dante o sono fuori uso o attendono una manutenzione che non arriva mai”. Bisogna quindi intervenire al più presto, affinché l’“emergenza telecamere” termini al più presto, per la sicurezza dei cittadini.
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