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Napoli, parla la mamma di Arturo il 17enne accoltellato dalla baby gang

La mamma di Arturo lancia un appello: “Sappiate che in giro ci sono quattro bestie criminali che potrebbero sgozzare chiunque. Bisogna fermarli a tutti i costi altrimenti avrò difficoltà a continuare a credere nella giustizia e nella legalità”.

E’ fuori pericolo di vita Arturo, il ragazzino di diciassette anni aggredito da una baby gang di quattro minorenni con venti coltellate. L’ultimo colpo glielo hanno inferto alla gola, doveva essere quello mortale. Una aggressione feroce, senza pietà e a volto scoperto in pochi minuti sotto lo sguardo attonito di decine di passanti, poco dopo le cinque, in pieno giorno e in pieno shopping, tra piazza Cavour e via Foria. La mamma viene chiamata a casa e si precipita subito sul posto indicato dalla persona al telefono, probabilmente un passante che l’aveva chiamata a casa per avvertirla dell’accaduto. Quando la mamma è arrivata si è trovata davanti una scena agghiacciante che quella non dimenticherà mai più, la definisce: «Mi è sembrato di vivere Gomorra sulla mia pelle. Mi mancano le parole per descrivere quello che ho provato quando ho visto mio figlio ferito e insanguinato”. Arturo era sceso per andare dal medico a ritirare un certificato medico per il fratello. Dal medico il ragazzino non ci è mai arrivato perché lungo la strada ha avuto la sfortuna di imbattersi in una baby gang armata di coltelli in cerca di qualcuno su cui sfogare una violenza assurda e ingiustificata.  “No, non dovrebbe accadere mai a nessuno. – dice la mamma con rabbia e le lacrime agli occhi – E allora voglio lanciare un appello: sappiate che in giro ci sono quattro bestie criminali che potrebbero sgozzare chiunque. Bisogna fermarli a tutti i costi. Vi prego fatelo prima che sia troppo tardi altrimenti avrò difficoltà a continuare a credere nella giustizia e nella legalità. Così come ho sempre insegnato anche a mio figlio».

Diciassette anni, studente al quarto anno in uno dei licei scientifici più prestigiosi del centro storico, bravo a scuola, affezionato alla famiglia e senza grilli per la testa. Non beve, non fuma, niente baretti o altri luoghi frequentati dalla movida serale, di droghe poi manco a parlarne. «Arturo studia molto e il sabato pomeriggio esce solo i compagni di scuola che sono stati qui con me al pronto soccorso fino a quando non hanno saputo che ce l’avrebbe fatta». Parla con grande compostezza, la mamma, professionista come il papà del ragazzo, un «bravo ragazzo». Chiusa nel suo dolore prova a trattenere l’emozione ma non è facile quando tuo figlio è ancora in prognosi riservata, colpito da venti coltellate e vivo per miracolo: «Non dormo da due giorni. E non mi muovo da qui. Quando i medici l’altra sera hanno chiuso la porta della rianimazione dopo avermi fatto firmare ogni tipo di autorizzazione, mi hanno detto “signora, facciamo il possibile, speriamo bene”. Adesso mi sembra un sogno che Arturo sia ancora vivo».

Articolo pubblicato il: 20 Dicembre 2017 14:06

Redazione

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