Tavoli e sedie apparecchiati in piazza Sette Settembre a Napoli per protestare contro le misure previste dal decreto Riaperture del governo. A manifestare sono i ristoratori del centro storico che si sentono penalizzati in quanto, non avendo tavoli all’aperto, non possono riaprire al pubblico con il servizio al tavolo.
“Questo provvedimento penalizza ancora il comparto della ristorazione – dice all’agenzia “Dire” Rosario Ferrara, presidente del consorzio Toledo-Spaccanapoli che ha organizzato il sit-in -, da 14 mesi chi ha solo tavoli interni non può lavorare. Le famiglie sono allo stremo”.
Il consorzio, che rappresenta circa 15 attività di ristorazione del centro senza tavoli all’aperto, chiede “riaperture al chiuso, anche a capienza ridotta. I ristoranti – continua Ferrara – hanno adottato tutte le misure richieste per garantire i distanziamenti e si deve dare anche a loro la possibilità di sostenere le spese quotidiane. Su questi tavoli che abbiamo disposto in piazza ci sono solo piatti vuoi, perché loro non riescono più a mettere il piatto a tavola. Vengono aperti teatri e palestre e non capiamo perché non viene mai tutelato o semplicemente preso in considerazione il comparto della ristorazione”.
Giuseppina Aiese, titolare della Taverna del Buongustaio di Spaccanapoli, impresa che la sua famiglia gestisce da 40 anni, racconta che “la dignità mia e della mia famiglia è stata completamente calpestata, anche i nostri camerieri sono in cassa integrazione, eppure non la percepiscono da mesi. Se l’idea per il futuro è che le nostre attività al chiuso potranno restare aperte fino alle 18, questa sarebbe soltanto l’ultima, ennesima presa in giro. A governarci – dice – ci sono dei pagliacci. Noi non neghiamo il virus, ma tante persone non sanno più come vivere. Ci hanno tolto tutto. Oggi vogliamo solo riaprire e speriamo che quando ci riaprano non ci chiudano più”.
Articolo pubblicato il: 3 Maggio 2021 16:14