Anche senza Escobar, i nuovi episodi della serie Narcos sono avvincenti e forse svelano il lato più interessante della storia.
Continuare Narcos senza Pablo Escobar è una bella scommessa. La serie di Netflix è nata per raccontare l’ascesa (e la caduta) del boss di Medellin, e l’interpretazione del brasiliano Wagner Moura, che gli ha prestato il volto, ha tenuto in piedi l’intera storia per due anni.
Quando la seconda stagione si è conclusa con l’uccisione del re della cocaina, la domanda spontanea è stata: ha senso andare avanti? A giudicare dai primi quattro episodi della terza stagione dati in anteprima alla stampa, la risposta è sì.
Narcos 3, su Netflix, è per molti versi una serie nuova, ma forse anche più interessante di quella che i fan hanno già imparato ad amare. L’unico delle vecchie conoscenze a restare in campo è Javier Peña (Pedro Pascal), che diventa il nuovo protagonista della serie e sostituisce Boyd Holbrook come voce narrante.
L’agente viene promosso a capo della squadra incaricata di fermare il traffico di polvere bianca fra Colombia e Stati Uniti, ora controllato dal Cartello di Cali, guidato da quattro soci. La storia diventa corale e passa da un boss all’altro: i fratelli Gilberto e Miguel Rodriguez (il primo sìcon tre mogli), Chepe, che tiene sotto controllo la piazza di New York) e l’eccentrico Pacho, apertamente gay e il più sadico del gruppo. PPeña, ormai disilluso e sempre più isolato, è diventato un fantoccio nelle mani dello Stato, che ha deciso di trattare con i boss di Cali e legalizzare i loro traffici.
La guerra è già persa. Eppure, il poliziotto non è pronto a gettare la spugna, la sua storia serve anche a mostrare i retroscena di un accordo che mette in ballo milioni di narcodollari. Ma Narcos non ruota più attorno a un unico volto. Tutti che lo circondano sono interessanti, convincenti, ben interpretati. Ci sono i due nuovi e giovani agenti arrivati dagli Usa, Feistl e Van Ness, che non hanno alcuna intenzione di arrendersi. C’è Jorge, il capo della sicurezza del cartello di Cali, che ama la sua famiglia e vuole lasciare i boss per aprire la sua agenzia, ma capisce che non sarà mai libero di farlo.
Pacho, che ha creato un nuovo traffico fra Usa e Messico, è il più complesso e affascinante dei boss: mette in discussione la resa del cartello perché ha lottato fin da piccolo per costruirsi un mondo dove poteva essere sé stesso. Pablo è morto, ma la storia continua, e vale la pena seguirla.