E’ ormai presente da molti mesi, nel Cortile d’Onore del Palazzo Reale di Napoli, una piccola e fatiscente costruzione in legno, una angusta casa a due piani di colore bianco; non è né una trovata pubblicitaria, né tantomeno una giostra per bambini, è un importante simbolo nella lotta per i diritti civili degli afroamericani.
Si tratta infatti della casa dell’attivista afroamericana Rosa Parks che, con un gesto “eroico” ed eclatante si rifiutò di cedere il posto ad un bianco, nell’autobus che la portava al lavoro. Era il 1° dicembre 1955, e per la prima volta, grazie a questo significativo e “potente” gesto di protesta, diede il via al boicottaggio dei mezzi di trasporto nella città di Montgomery.
Rosa Parks è cresciuta in questa casa a Pine Level, in Alabama, costruita da suo nonno Sylvester Edwards, che era un sostenitore di Marcus Garvey, leader afroamericano che appoggiava la causa di Black Pride, impegnato nella lotta contro l’intolleranza razziale.
Rosa Parks attribuiva proprio a suo nonno il merito di averle trasmesso quel determinato “spirito di libertà” che l’ha spinta a ribellarsi contro le spietate e deliranti idee di carattere razzista, inoltre ricordava bene che suo nonno difendeva la sua casa dal “Ku Klux Klan” con un fucile da caccia e che lei stessa aveva fatto la guardia sul portico: “volevo vederlo uccidere un membro del Ku Klux … aveva detto che i primi che avessero invaso casa sarebbero sicuramente morti”.
Collocata originariamente nella città di Detroit, questa casa fu salvata dalla demolizione e recuperata dall’artista Ryan Mendoza che nel 2006 decide di preservarla da altrettanti tentativi di abbattimento, e decide non solo di proteggerla dall’incuria, ma arriva perfino a montarla nel giardino della propria casa, a Berlino.
In realtà, questa casa era già stata acquistata dalla nipote della Parks, Rhea McCauley, la quale non avendo la disponibilità economica necessaria per la ristrutturazione della stessa, aveva tentato invano di raccogliere i fondi per scongiurarne la demolizione, quasi certa.
A questo punto entra in gioco il prezioso e risolutivo intervento della Mendoza, che attraverso il suo progetto culturale “The White House” aveva già riadattato una abitazione disabitata di Detrioit, decide di prendere con se la casa della Parks, e dopo averla esposta a Berlino e al “Water Fire Arts Center di Providence, la porta finalmente a Napoli, dove attualmente si trova, custodita tra le storiche mura centenarie del Palazzo Reale di Napoli.
L’importanza che la presenza di questa casa riveste nell’ambito della società civile, è senza dubbio indiscutibile poiché rappresenta il simbolo del complesso rapporto tra storia e memoria, troppo spesso lacerata da spietati tentativi di rimuovere più che conservare quella memoria collettiva che invece andrebbe sempre preservata e difesa, in nome della libertà e dei diritti civili, contro ogni forma di intolleranza.
Un simbolo, pertanto, immediato, visibile e incondizionato che deve subito proiettare la nostra memoria verso un gesto così importante e scatenante per sottolineare, ancora una volta, che i pari diritti tra gli uomini vanno sempre difesi e preservati da uno stupido e razziale pregiudizio. La scelta di portare questo simbolo di giustizia sociale proprio a Napoli, nasce dal fatto che lo stesso Mendoza nel 1992 si trasferì nella città partenopea e che per quasi quindici anni lo ha ospitato.
Ora la casa di Rosa Parks è “almost home” poiché è nelle intenzioni dell’artista di riportare, un giorno, la casa della Parks nel luogo d’origine, dove è nata e si è consumata la vicenda che ha mobilitato tutta la comunità afroamericana di Montgomery.
Ed è proprio attraverso questo nobile e significativo progetto “Almost Home – The Rosa Parks House Project” che il gesto di Rosa Parks viene mantenuto ancora in vita, soprattutto oggi che i vergognosi episodi di matrice razzista, continuano ad infangare e macchiare quella parte sana e costruttiva della nostra società.
Infatti, ancora una volta la senatrice Liliana Segre, superstite dell’Olocausto e lucido testimone della Shoah, continua a subire ignobili minacce di natura razzista che bisogna continuare a condannare a voce alta, per non vanificare quel lavoro serio e costruttivo contro tutte le forme di intolleranza sociale. Voglio infine ricordare che questo encomiabile progetto è stato realizzato con il sostegno della Regione Campania e in collaborazione con la Direzione regionale Musei Campania, grazie al contributo della Fondazione Morra Greco.
Articolo pubblicato il: 25 Febbraio 2021 0:45