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‘Neuroni di estinzione’: Ecco come il cervello combatte le nostre paure

Una ricerca dell’Università del Texas, pubblicata su Nature Neuroscience ha evidenziato come cervello gestisce le paure nell’ippocampo, attivando un gruppo specifico di neuroni detti ‘neuroni di estinzione’.

Come accade per Michael Myers in ogni film della saga “Halloween”, i ricordi che ci spaventano possono riemergere talvolta inaspettatamente. A sopprimerli sono un gruppo di neuroni, detti “neuroni di estinzione” che quando non sono attivi fanno riaffiorare le memorie legate alla paura.

A evidenziarlo è una ricerca dell’Università del Texas, pubblicata su Nature Neuroscience.

Secondo gli studiosi è noto da tempo che i ricordi che pensavamo di aver lasciato alle spalle possano apparire in momenti inopportuni, innescando ciò che è conosciuto come recupero spontaneo. Quello che non si sa è perché ciò accada.

La nuova ricerca prova a chiarire i meccanismi alla base di questo processo. Le cellule cerebrali che sopprimono i ricordi legati alla paura si ‘nascondono’ nell’ippocampo, e viene associata alla paura su un’altra parte del cervello, l‘amigdala.

L’ippocampo, responsabile di molti aspetti della memoria e della navigazione spaziale, sembra giocare un ruolo importante nel contestualizzare la paura, ad esempio legando ricordi paurosi al luogo in cui sono avvenuti.

L’estinzione non cancella la memoria originale, ma crea una nuova memoria che inibisce o compete con la paura originale – spiega Michael Drew, autore senior dello studio – l’ippocampo genera tracce di memoria sia della paura che dell’estinzione, e la competizione tra queste due determina se la paura è espressa o soppressa“.

I test, svolti sui topi, hanno mostrato anche che con uno strumento chiamato optogenetica si possono attivare e disattivare i neuroni di estinzione, aprendo la strada a potenziali vie per sopprimere le paure e prevenire le ‘ricadute’ legate ai brutti ricordi.

Vediamo insieme cosa sono i Neuroni di estinzione

ll cervello è l’oggetto più complesso e misterioso che si conosca: 1.300-1.500 grammi di tessuto gelatinoso, che contiene circa  100 miliardi di neuroni ed ognuno di essi è legato ad altri neuroni, un numero incalcolabile di connessioni.

Ha sviluppato meccanismi in grado di dedurre le conseguenze delle azioni o degli eventi sulla base delle esperienze passate. Anche stimoli nuovi che somigliano a quello pericoloso potranno innescare comportamenti difensivi, così da consentire una difesa efficace.

Si tratta di processi essenziali nella vita di tutti i giorni: se alterati, si possono scatenare patologie come i disturbi di ansia e i disturbi post-traumatici da stress. Mentre gli animali provano le emozioni in modo più istintivo, l’uomo ha sviluppato dei circuiti neuronali che permettono di riconoscere le emozioni consapevolmente; questo meccanismo è funzionale a livello biologico perché consente di effettuare un piano d’azione in base alla situazione posta davanti.

I Neuroni di estinzione sono cellule responsabili dell’attivazione o della soppressione del ricordo di eventi minacciosi e stressanti e gli studi potrebbero favorire lo sviluppo di nuove strategie di gestione per l’ansia, le fobie, gli attacchi di panico.

L’amigdala ha una struttura a forma di mandorla in tutti i vertebrati e si trova nella parte anteriore del lobo temporale mediale, una regione cerebrale più strettamente connessa alle emozioni vicino all’ ipotalamo ed il talamo.

Fa parte del sistema limbico e processa tutto ciò che è associato con le reazioni emotive. E’ importante non solo per innescare i comportamenti di difesa in caso di pericoli, ma anche per prevenire comportamenti dopo stimoli nuovi e innocui.

Un tempo il sistema limbico era considerato strettamente legato alla percezione olfattiva e chiamato per questo rinencefalo. Ha complesse interazioni nervose e biochimiche con la corteccia cerebrale, e viene considerato oggi l’elemento encefalico che presiede alla memoria, alle emozioni, all’attenzione e all’apprendimento.

Il nucleo centrale proietta le emozioni all’ipotalamo laterale e alle regioni del tronco dell’encefalo. Tramite queste connessioni la stimolazione elettrica del nucleo centrale provoca aumento della frequenza cardiaca, della pressione arteriosa e della frequenza del respiro, al pari di quanto si osserva nel condizionamento della paura, rabbia, eccitazione e rilassamento.

L’ Ippocampo anche esso è un componente importante nel cervello degli esseri umani e degli altri vertebrati, che ne presentano due, uno per ogni lato del cervello. Nell’essere umano ha una forma curva e convoluta, che ai primi anatomisti ricordò l’immagine di un cavalluccio marino.

Appartiene anch’esso al sistema limbico ed è fondamentale  nel consolidamento delle informazioni dalla memoria a breve termine alla memoria a lungo termine, e nella memoria spaziale ed è situato sotto la corteccia cerebrale.

Articolo pubblicato il: 29 Aprile 2019 15:00

Patrizia Zinno

Patrizia Zinno è biologa nutrizionista napoletana e ha lavorato per circa 20 anni presso centri di Diabetologia, di Dialisi, Ematologia e Chimica Clinica. Ora insegna Scienza e Cultura dell’Alimentazione nella Scuola Alberghiera di Scampia.