Oggi, venerdì 7 agosto, si celebra San Gaetano Thiene: visse per tanti anni a Napoli (dove si dedicò alla cura dei malati incurabili).
Oggi, venerdì 7 agosto, si celebra San Gaetano Thiene, fondatore dell’Ordine dei Chierici regolari teatini e protettore dei disoccupati. Nato a Vicenza nel 1480, fin dai primi anni di vita gli fu impartita un’educazione religiosa.
Studiò a Padova, si distinse nella teologia ed ottenne la laurea. Il suo desiderio non era però quello di fare l’avvocato, ma di vivere nell’umiltà, recandosi a Roma ove si diede ad una vita ritirata e devota. Anche nella sua elezione a protonotario apostolico, accettata unicamente per ubbidienza al Papa, risplendette la sua umiltà, per cui appena ne fu libero, volle tornare nuovamente nella sua patria per darsi al servizio dei poveri e degli ammalati.
In seguito, si recò nuovamente a Roma, dove compose alcune regole per presentarle al Papa. Nel 1524 ne ottenne l’approvazione, e Pietro Caraffa, che salì al trono pontificio col nome di Paolo III, fu il primo superiore della nuova Congregazione. Le basi della riforma erano poste: molti sacerdoti entrarono a far parte dei Chierici Regolari Teatini ed operarono un gran bene in tutta la città. Poco tempo dopo, costretto a fuggire da Roma a causa di una guerra, passò a Venezia dove fondò un suo convento.
Detto il Santo della Provvidenza, San Gaetano visse gli ultimi anni di vita a Napoli, dove si dedicò a pie opere di carità, in particolare adoperandosi per i malati incurabili e fondando il suo principale convento.
Giunse a Napoli nel 1533, curando la formazione dei sacerdoti impegnati nel locale ospedale degli Incurabili. Fu correttore della compagnia dei Bianchi, diresse il monastero delle domenicane della Sapienza, guidò Maria Lorenza Longo nella fondazione delle monache Cappuccine, contrastò la diffusione delle dottrine eterodosse introdotte in città da Bernardino Ochino, Pier Martire Vermigli e Juan de Valdés.
Nello stesso tempo spronò i fedeli ad avvicinarsi con frequenza ai sacramenti della Confessione e della Comunione, rinvigorendo la devozione verso il presepe e diffondendo l’uso dei suonatori di zampogna. Un’opera, dunque, davvero proficua per la città partenopea (dove morì nel 1547).