Il processo d’Appello per la morte di Davide Bifolco ha visto uno sconto di pena da 4 anni e 4 mesi a 2 anni (con pena sospesa) per il carabiniere Gianni Macchiarolo, imputato per l’omicidio del 17enne del rione Traiano (ucciso nella notte tra il 4 e il 5 settembre da un colpo di pistola nelle concitate fasi di un inseguimento).
All’epoca dei fatti, una pattuglia dei carabinieri si lanciò all’inseguimento di tre ragazzini, tutti in sella allo stesso scooter e senza casco, che non si fermarono all’alt. Macchiarolo riuscì a bloccare due ragazzi, tra cui Davide. Ma nelle fasi del fermo, dalla pistola d’ordinanza del carabiniere partì il proiettile che uccise il 17enne.
Già in primo grado è stato stabilito che il colpo partì per errore: il carabiniere inciampò e nel perdere l’equilibrio partì il proiettile (il militare non aveva inserito la sicura alla pistola).
Durissima la reazione della famiglia del ragazzo: “Il nostro bambino è stato ammazzato dalla giustizia”, dice amareggiata la zia di Davide. La madre del ragazzo ha accusato un malore dopo la sentenza.
Il padre di Davide, Giovanni Bifolco, non nasconde la rabbia: “La giustizia italiana –ha dichiarato a “Il Mattino”– è una vergogna perché non si può concedere un concordato a una persona che ha ucciso un bambino. Avevamo la speranza che la Corte d’Appello potesse essere più determinata, invece abbiamo capito che questo è un processo politico, manovrato e falsato. Non andrà in carcere perché è un carabiniere, ma ha commesso un omicidio”.
Articolo pubblicato il: 16 Ottobre 2018 18:24