di Chantal Collaro – Nonostante la legislazione italiana abbia fatto grandi passi avanti con la legge sulle unioni civili, sono tante le storie di discriminazione ed emarginazione che finiscono sui giornali. L’ILGA, la più importante che si occupa dei diritti umani di omosessuali e trans, in un Report del 2016, accusa l’Italia di essere il paese più omofobo dell’Europa occidentale.
Durante, l’estate numerosi articoli di testate giornalistiche hanno riportato dal Nord al Sud della penisola, episodi di omofobia, cioè il sentimento di chi prova paura o disgusto verso gli omosessuali o i suoi sentimenti. La presidente di Arcigay Ferrara, Manuela Macario, è stata pubblicamente rimproverata per i suoi presunti comportamenti inopportuni tenuti in spiaggia. Una coppia gay dell’isola di Ischia, Gaetano e Giuseppe, sono stati, nel mese di luglio, barbaramente aggrediti e picchiati nei pressi della loro abitazione.
«Solo, sono rimasto solo con il mio ragazzo. Giuseppe ha condiviso lo stesso destino: lo hanno cacciato. Hanno detto “O lui o noi”. La sua famiglia è, diciamo così, all’antica. E così ha perso anche il lavoro, faceva l’aiuto-pasticciere».
La lotta all’omofobia in Italia, non si può combattere solo a colpi di leggi dello Stato. La risposta per contrastare la crescita di tali comportamenti spregevoli, deve provenire inevitabilmente dall’educazione e dall’istruzione. La scuola ma anche l’ambito familiare devono influire sul modo di percepire la diversità. Essere diverso non è una forma di inferiorità, di inadeguatezza o di disadattamento.
La Chiesa Cattolica ha intrapreso questa strada quando circa un anno fa Papa Francesco, in occasione della presentazione del libro-intervista “Il nome di Dio è Misericordia”, ha lanciato un appello ad ”Accogliere i gay senza giudicarli”. A maggio scorso, il pontefice ha fatto un ulteriore gesto significativo aprendo le porte della chiesa ai gay durante la giornata mondiale per la lotta all’omofobia.
Articolo pubblicato il: 30 Agosto 2017 12:24