Nell’ottobre del 2015, l’OMS ha lanciato un sistema di sorveglianza (Global Antimicrobial Surveillance System – GLASS), per monitorare un’emergenza crescente, quella di super batteri che non rispondono agli antibiotici normalmente utilizzati per debellarli. Poiché il problema è globale, l’Oms ha incoraggiato tutti i paesi a istituire buoni sistemi di sorveglianza per rilevare la resistenza ai farmaci. Ad oggi, 52 paesi (25 ad alto reddito, 20 a medio reddito e 7 a basso reddito) sono iscritti al Sistema di sorveglianza antimicrobica globale. Per il primo rapporto, 40 paesi hanno fornito informazioni sui loro sistemi di sorveglianza nazionali e 22 paesi hanno anche fornito dati sui livelli di resistenza agli antibiotici.
Ma cosa sta succedendo?
Tra i pazienti con sospetta infezione – spiega l’Oms – la percentuale di batteri resistenti ad almeno uno degli antibiotici più comunemente utilizzati varia enormemente nel mondo, da 0 a valori percentuali molto alti e pericolosi per la salute pubblica. La resistenza alla penicillina, per esempio, usata per decenni per trattare la polmonite, varia da zero al 51% tra i paesi oggetto del monitoraggio. Escherichia coli, responsabile di infezioni del tratto urinario, presenta resistenza alla ciprofloxacina tra l’8% e il 65%. Le prospettive sono, quindi, allarmanti. Se non si troverà un rimedio, entro il 2050, i superbatteri saranno responsabili di almeno 10 milioni di decessi all’anno nel mondo, più di quelli causati dal cancro.
Servono, per questo motivo, urgenti politiche di ricerca e di investimento per rendere disponibili nuovi farmaci efficienti, economici e soprattutto a disposizione di tutti.
Che cosa è la resistenza agli antibiotici
La resistenza agli antibiotici, da parte dei batteri, è un normale processo evolutivo, che permette ai germi di “difendersi” dagli attacchi alla loro sopravvivenza. Normalmente, in una colonia di batteri sensibili a un certo farmaco, ce ne sono alcuni “resistenti”, o perché naturalmente resistenti o perché già “selezionati” in altri contesti. Una volta eliminati quelli sensibili, i resistenti prendono il sopravvento, rendendo inefficace l’antibiotico, che quindi deve essere cambiato. Il problema è che, poi, questi batteri resistenti rimangono nell’ambiente e si trasmettono ad altre persone, aumentando la diffusione del fenomeno.
Articolo pubblicato il: 5 Febbraio 2018 23:34