Pallanuoto maschile: il capitano della Lazio, Federico Colosimo, ha scritto una lettera al presidente della Fin Paolo Barelli.
Anche il mondo della pallanuoto maschile riflette sul giocare o meno a causa del Coronavirus. Tra le riflessioni più importanti di oggi, quella del capitano della Lazio, Federico Colosimo, che ha esternato i suoi dubbi sulla partita in quel di Brescia in una lettera al presidente della Fin, Paolo Barelli.
Questo il testo della missiva, pubblicato su Facebook: “Gentile Presidente Paolo Barelli e Spettabile Federazione Italiana Nuoto, chi conosce l’ambiente Lazio sa che da anni, nonostante tante difficoltà, la compagine da me rappresentata in acqua in qualità di capitano, non ha mai mollato di un centimetro. Ha affrontato i problemi in silenzio, senza mai saltare un allenamento e senza alcuna protesta, sempre col massimo rispetto per tutte le categorie di questa meravigliosa disciplina. Per la prima volta nella nostra storia sportiva ci ritroviamo in una situazione di emergenza sanitaria che spaventa non solo il nostro Paese ma tutto il mondo. L’Italia versa in una situazione di confusione e incertezza, a dimostrarlo sono i fatti di quest’ultimo periodo. Un numero di contagi che, giorno dopo giorno, sale a dismisura. Sono oltre 100 le vittime (ad oggi) e anche il comitato scientifico, sceso “in campo” su sollecitazione del governo, ha parlato di “situazione grave”.
Ci atteniamo alle disposizioni ministeriali, senza polemiche. Ma permettetemi di esporre quelle che sono le preoccupazioni non tanto nostre, ma di tutti i nostri familiari. La pallanuoto non è il calcio, un business, un’industria che ha dichiarato a chiare lettere non tanto di non volersi ma di non potersi fermare. Non guadagniamo miliardi, pratichiamo questo sport con la massima abnegazione senza il bisogno di ricevere medaglie al valore, ma in questo momento non possiamo correre il pericolo di esporci a rischi inutili. Una partita non può valere la vita, specialmente dei nostri cari, e non può mettere a repentaglio la nostra situazione lavorativa. A casa ad aspettarci ci sono nonni, genitori, mogli e figli. Ognuna di queste persone, dalla mattina alla sera, non fa altro che ripeterci: “A Brescia sabato non dovete andare”. Un nostro player è stato invitato dal suo paese a rientrare in patria, lo farà oggi stesso. Alcuni ragazzi non se la sentono di affrontare una trasferta nella regione, la Lombardia, più a rischio del paese. Le nostre scuse, preventive, vanno ai giocatori del Brescia che meritano il massimo del rispetto e della stima e, sono certo, potranno capire e comprendere il nostro punto di vista.
La situazione ad ora è questa: la S.S. Lazio Nuoto ha trattato il caso chiedendo anche il rinvio ufficiale della partita a data da destinarsi, ma la risposta è stata: “Non è possibile, lo sport gioca – come da disposizioni governative – a porte chiuse”. Mi domando, e la domanda la pongo anche a tutti gli addetti ai lavori della pallanuoto, come si può (per esempio), in questo sport, “tenere la distanza di 1 metro” dall’avversario? Così come mi chiedo, ma che senso ha giocare ora in una regione alle prese con una emergenza in continua espansione? E mi domando anche perché la Len ha deciso di rinviare la semifinale di ritorno Euro Cup tra Eger e Brescia? Perché loro sì e noi no?
Non biasimerò alcun mio compagno che deciderà di non recarsi a Brescia, ma a questo punto mi chiedo ancora: al ritorno dalla trasferta, i giocatori biancocelesti che affronteranno la trasferta in Lombardia verranno messi in quarantena dal Foro Italico e dai posti in cui lavorano? Oppure metteranno a repentaglio la salute di migliaia di persone che frequentano quel glorioso polo natatorio? E chi non verrà, non si allenerà più con noi per oltre 1 mese? E se tutto questo dovesse succedere, chi ne pagherà le conseguenze?
La speranza è che la salute venga sempre messa al primo posto e che la fretta, anche in vista delle Olimpiadi di Tokyo 2020, non prenda il sopravvento in una vicenda che merita ogni precauzione del caso. Tengo a precisare e sottolineare che questo è un mio scritto personale e singolare, di cui la società S.S. Lazio Nuoto non è (ancora) a conoscenza e del quale mi assumo ogni responsabilità del caso. Con osservanza e considerazione, Federico Colosimo”.