La storia di Michele Giuffrida, che intanto sta scontando l’ergastolo a Poggioreale per aver confessato nel 1982 di essere il temibile serial killer di artisti partenopei chiamato “Funiculì Funiculà”, riprende al teatro Augusteo con Paolo Caiazzo. Tant’è che a 35 anni di distanza dalla condanna, con il nuovo spettacolo “No grazie, il caffè mi rende ancora nervoso”, il contorto personaggio vissuto nel mitico film con Massimo Troisi, torna pericolosamente d’attualità.
Per il continuo della vicenda, sul palcoscenico di piazzetta Duca D’Aosta, a fare la loro apparizione nelle commedia presentata dalla “Tunnel Produzioni” con le musiche di Gianni Conte e le scene di Max Comune, sono Gaetano (Paolo Caiazzo) un tassista con la passione del teatro, specializzato nelle opere Scarpettiane, la moglie Stella (Susy Del Giudice), rappresentante di sex toys; il padre Aristide (Salvatore Misticone), vecchio attore di teatro classico; e il figlio Michele (Nicola Pavese), che ha una malsana passione per le storie dei serial killer. Infine, per contrastare le bizze senili di Aristide, Gaetano è stato costretto anche ad assumere Oho (Maria Chiara Centorami), badante ucraina dalle innumerevoli pretese. Con loro, il cognato (Francesco Procopio), giornalista de Il Mattino e scroccone incallito, che riceve in redazione, con le medesime modalità del caso originale, le rivendicazioni delle sparizioni.
“Si tratta – ha risposto l’attore e autore Paolo Caiazzo- di una storia completamente attualizzata che vede lo psicopatico funiculì funiculà diventare un maniaco meno incisivo anche per effetto di una scrittura che analizza a fondo i traumi di un personaggio alle prese con la sua innata paura di mediocrità”.
“Si trova di fronte a una sorta di fusione tra la mia moderna comicità e quella storica che fu di personaggi come Massimo Troisi oggi rappresentata da Lello Arena”.
“Arena, io e Velonà, abbiamo immaginato una storia totalmente nuova che risente dei nostri tempi e di una comicità più che mai attuale. Si tratta di un piccolo dramma comico borghese dove il taxista con la passione per Eduardo Scarpetta, da me interpretato, cerca sempre più di emulare fino alla follia il personaggio di Felice Sciosciammocca. Il tutto, quindi , e questo mi piace sottolinearlo, si tramuta anche in un omaggio al teatro popolare partenopeo in un’epoca dove ormai i suoi personaggi sembrano del tutto fuori dal tempo”.
“Contiene un buona dose di ingredienti accattivanti e collaudati, messi insieme con attenzione e passione. Si tratta di un lavoro per il quale nutro tante positive aspettative ma che ci metterà sicuramente dinanzi ad un confronto da non sottovalutare. Tuttavia, mi sento più che tranquillo perchè a parte il sostegno degli altri interpreti, con Lello Arena, ho il titolare con me”.
“E’ un regista dall’esperienza innegabile. Ha una tale bravura da diventare un insostituibile punto di riferimento. La sua virtù è la calma. Insieme ad un flemma che gli consente di raggiungere la cima di qualsiasi montagna. Lello Arena riesce a metterti nella condizione lavorativa ideale ed io sono stato felice di potere lavorare ed essere diretto da lui visto che già collaboriamo da diversi anni. Proprio per il frutto di questa nostra sinergia artistica, infatti, una sera, con lo zampino di Mario Esposito, ci venne l’idea di portare in teatro il continuo di questo storicizzato film”.
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