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Parla Eduardo Tartaglia atteso al Marateatro Festival con “Quanto spazio tra di noi”

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Eduardo Tartaglia continua il suo tour estivo con la nuova commedia “Quanto spazio tra di noi”. Il prossimo appuntamento è per il 13 agosto al “Marateatro Festival”.

Appena in tempo per archiviare il successo della prima nazionale di Villa Vannucchi per il “Premio Troisi”, ed ecco che la nuova commedia “Quanto spazio tra di noi”, scritta e diretta da Eduardo Tartaglia, continuando il suo tour estivo arriverà il prossimo 13 agosto al “Marateatro Festival”. Ed è lo stesso autore, regista e attore, in scena con Veronica Mazza e gli altri interpreti, Ernesto Mahieux, Ernesto Lama, Ivan Castiglione, Helen Tesfazghi e la giovanissima figlia Amalia Tartaglia, a parlare del suo neonato lavoro.

Un testo paradossale e grottesco che vede una non meglio precisata razza di extraterrestri, giunta sul nostro pianeta, annunciare che, a causa della sconsiderata condotta degli umani, la terra sta per esaurire definitivamente il suo ciclo vitale”. “Si tratta – ha detto ancora Tartaglia- di una commedia importante, bella e robusta.Parla Eduardo Tartaglia atteso al Marateatro Festival con "Quanto spazio tra di noi"

Abituato a scovare profeticamente per i miei precedenti lavori argomenti del quotidiano pronti per finire sulle prime pagine come la guerra nel mondo, l’integrazione, le terre dei veleni, l’utero in affitto e i pentiti di camorra, ho sempre pensato a una lettura drammaturgica capace di diventare espressione figurata.

O meglio a un teatro come quello di Eduardo De Filippo, dove nel solco di un accentuato simbolismo, la realtà diventa sistematicamente metafora”.

Qual è in sintesi la cifra del suo teatro e in cosa questa sua nuova commedia si differenzia dalle precedenti?

La cifra della mia scrittura sta nel cogliere i simboli nel quotidiano. Oggi per la prima volta una mia commedia dall’indole classica e tradizionale si occupa di fantascienza. ‘Quanto spazio tra di noi’, è un vero testo di fantascienza ben lontano dalla parodia. Si tratta, ovviamente, di una fantascienza teatrale, dove non potendo competere con i mezzi del cinema, a essere stimolato è l’ immaginario dello spettatore più che mai vicino al lettore del romanzo di fantascienza dove molte cose sono affidate alla personale fantasia”.

In che modo ha accostato il suo teatro di parola alla drammaturgia fantascientifica?

Ho puntato soprattutto sul potere evocativo della parola per cercare di creare un teatro in grado di creare effetti superiori all’immagine cinematografica. Ho ribadito il concetto di teatro di parola evitando di cadere nel tranello della parodia. Quella pardia per intenderci in grado di farti scivolare nel folklore. A sovrastare su tutto, è quel gioco teatrale che con serietà rispetta tutte le regole. È stato importane, infatti, non cedere alla tentazione della battuta facile. Per la commedia si potrebbe pensare a Eduardo che stringe la mano a Spilberg o a Scarpetta che abbraccia Kubrick, ma la verità è che tutto è studiato per dare spessore ai significati”.

Un lavoro che si trasforma in una protesta contro la società?

Per la prima volta non parlo del mio tempo bensì del futuro per fare una metafora sul mio presente. Nel lavoro è contenuta chiaramente una mia presa di posizione circa il mio tempo. Si può dire che si tratta della mia prima commedia politica, dove, a saltare fuori è tutto quello che non mi convince del periodo che vivo.

Dai temi scolastici degli anni Settanta, ad esempio, a proposito dell’ecologia, si parla dell’uomo che distrugge la natura e ancora oggi nel 2019 è tutto irrisolto con un approccio al problema fatto con persone distratte e superficiali.

Sui social vi sono 150mila battute sulla questione, comprese quelle relative alla famosa bambina con le treccine bionde, ma mai nulla è degno di rilievo. Ciò che prende corpo sotto i nostri occhi è un problema umano. Utilizzando come pretesto il teatro, sembra che a rivivere siano le stesse vicende di Antigone e quelle leggi degli dei che vengono prima di quelle degli uomini. Si tratta di una scelta divisa tra il diritto morale e il diritto dell’uomo. Io non sono Socrate che beve la cicuta.

Io rispetto la legge dell’uomo e per questo non posso mai essere d’accordo con chi fa morire le gente in mezzo al mare. Oggi bisogna assumere una posizione per scuotere gli indifferenti da un mondo in preda all’ ignavia”.

Con il gioco dei simboli e dei rimandi che offre l’occasione di un divertimento inarrestabile “Quanto spazio tra di noi”, quindi, tra la sua comicità nasconde le ombre e le inquietudini da sempre legate alla drammaturgia di Tartaglia.

Per il pubblico del “Marateatro Festival“, alle ore 21.30 al Parco Tarantini con un biglietto di 15 euro, un “significativo” viaggio nell’universo alla ricerca di altri mondi e di altri popoli, in compagnia degli immancabili napoletani tra cui Cristoforo Scuffia, un giornalaio in disarmo, appena risvegliatosi dal sonno criogenico e sua moglie Isabella che, ignara del viaggio in cui è stata trascinata, sogna di essere ancora nel suo comodo letto in “puro lattice scremato, acquistato dalla amata zia in una telesvendita”.

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