Nando Paone ci parla dei suoi ultimi impegni tra cui “Il ladro di Cardellini” grazie al quale ha vinto il Premio come Miglior Attore alla 17a edizione del Monte-Carlo Film Festival de la Comèdie.
Straordinario per la sua mimica e per la sua grande capacità di esprimere sulla scena e sul set i più intimi sentimenti anche attraverso i gesti e gli atteggiamenti del corpo, Nando Paone, pandemia a parte, continua a vivere un momento particolarmente felice. Distintosi fin dagli esordi per la sua eccezionale poliedricità, dall’ esperienza con Mico Galdieri alla compagnia di Luca De Filippo, diretto dal grande Eduardo, fino al sodalizio con Salemme e ai tantissimi grandi film, l’artista classe ’56 procede con successo attraverso le fasi di una metamorfosi mirata alla consacrazione di un talento unico e straordinario.
Ed è lo stesso Nando Paone, reduce da una nuova lunga serie di successi, a parlare dei suoi ultimi impegni e premi e della difficile situazione del Covid .« Lo scorso anno – ha detto l’attore- a parte la chiusura per la pandemia, è stato molto positivo. Sono stato in scena per due mesi al San Ferdinando con “La grande Magia” nel ruolo di Otto Marvuglia che fu dello stesso autore Eduardo, con la regia di Lluís Pasqual, e poi da dicembre all’Argentina a Roma. Nel periodo tra Napoli e Roma, invece, al Mercadante, ho lavorato ne “La Panne” di Friedrich Dürrenmatt con la regia di Alessandro Maggi.
Spettacolo piaciuto tantissimo ma che per le dinamiche degli Stabili e nato lì e suppongo sia morto lì. Poi, avrei dovuto fare il “Tartufo” di Molière nella parte di Orgone con la regia Jean Bellorini e tanti attori tra cui Federico Vanni, ma tutto è completamente saltato. A marzo del 2020, ho pure iniziato le riprese della fiction per Raiuno “Mina Settembre” tratta da un lavoro di Maurizio De Giovanni con Serena Rossi e Giuseppe Zeno, interrotte dalla pandemia e infine completate un mese fa».
Il cinema, per lei, viaggia di pari passo con il teatro e la qualità?
« Il cinema e un’altra mia croce e delizia. Adoro il teatro ma il buon cinema, quello che parla una bella lingua, non l’ho mai disdegnato. Anzi, l’ho sempre inseguito».
Ci parli ancora dei suoi impegni per il grande schermo e della consacrazione con “Il ladro di Cardellini” grazie al quale ha vinto il Premio come Miglior Attore alla 17a edizione del Monte-Carlo Film Festival de la Comèdie.
«Ultimamente ho preso parte al film “I predatori” diretto da Pietro Castellitto e presentato in concorso alla 77ª Mostra di Venezia ma parlando de “Il ladro di Cardellini”, devo dire che si tratta di un lavoro girato due anni fa ma che, in virtù di quanto succede alle produzioni indipendenti per la distribuzione, nonostante l’impegno del regista Carlo Luglio e lo sforzo dei produttori, ha dovuto aspettare l’uscita di questa estate nei cinema all’aperto. Un riconoscimento ideato da Ezio Greggio e dal compianto Mario Monicelli che tra l’altro ha reso merito all’unico film italiano in concorso.
Non ho potuto ritirare personalmente il premio per motivi di salute e per le note situazioni che non consentivano gli spostamenti. Ma quando il trofeo mi è stato recapitato a casa, anche senza senza red carpet, la foto casareccia scattata da mia moglie Cetty Sommella, mi ha riempito di emozione. A essere premiata con la mia intepretazione di una ex guardia forestale, è stata l’allegoria dell’uomo che proprio come i cardellini in cattività ritrova la libertà e l’amore, sentimento senza il quale non si può vivere. Infine, posso ricordare “Amo la Tempesta” che mi vede, tra gli altri, accanto a Iachetti, Covatta, Pozzi e Soleri, girato 4 anni fa ma uscito solo ad agosto scorso nella sala del cinema The Space».
Dalla sua risposta emerge chiaro il problema delle produzioni indipendenti
«Le produzioni indipendenti che producono film commedia in Italia non se le fila nessuno. A meno che non si tratti di generi di cassetta dall’incasso certo con i soliti nomi imposti, nessuno bada a quei film di poca visibilità ma di grande valore».
Qual è il suo pensiero circa l’attuale situazione del teatro vittima del Covid
«Una situazione che sia pure non mi fa essere ottimista, non vedo drammaticissima. Il teatro è sofferente da quando è nato. Con la chiusura delle sale tutto è più evidente, così come la difficile condizione lavorativa degli attori.
Per questo problema, tuttavia, sono fiducioso per la lotta iniziata da un gruppo di colleghi per la creazione del “Registro Attrici Attori” dove tutti sono censiti per fare capire che esistiamo. Nessuno sa che, a parte l’immaginario collettivo degli attori ritenuti ricchi e famosi, ve ne sono tantissimi bravi ma assolutamente dimenticati.
Per il Covid in teatro, il problema non è soltanto quello dello spettatore ma riguarda le regole da rispettare. Gli stessi lavoratori potrebbero impegnarsi nel coordinare l’ingresso a gruppi e assicurare il rispetto delle norme. A tutto si può ovviare ma fa male trovarsi, dopo le regole della fase 1, rispettate anche da Cetty e me per il nostro piccolo teatro di Pozzuoli, dinanzi a una chiusura per molti versi inaccettabile se pensiamo al mondo del calcio che va avanti. La vedo dura ma penso che la dignità espressa dal settore e dagli attori, porterà presto a una soluzione e a un cambiamento».