Intervista a Paolo Caiazzo in scena al Teatro Augusteo, l’autore, il regista e il protagonista di “Ehi… Prof! Posso venire la prossima volta?” fino a domenica 13 febbraio.
Sempre pronto ad analizzare l’atteggiamento e la condotta dell’individuo dinanzi agli eventi capaci di cambiare il corso del genere umano, è Paolo Caiazzo (nella foto), al Teatro Augusteo, l’autore, il regista e il protagonista di “Ehi… Prof! Posso venire la prossima volta?”.
Uno spettacolo con il quale, l’artista approfondisce secondo la sua visione le reazioni della gente al cospetto della pandemia e delle restrizioni. Un lavoro diviso tra la risata e la riflessione in pieno stile Caiazzo che, fino a domenica 13 febbraio , vedrà in scena anche gli attori Daniela Ioia e Giovanni Allocca, affiancati da un gruppo di giovani composto da Daniele Ciniglio, Mery Esposito e Lucienne Perreca a sua volta arricchito da “Quelli della DAD”, Giuseppe Arena, Francesca Luna Barone, Claudia Caiazzo, Davide Cariello, Anthony Dylan Ciliberti, Antonella Montanino, Nicola Pavese, Michela Tammaro, Alex Tura e Alessia Urraro. Con le scene di Luigi Ferrigno e i costumi di Federica Calabrese, lo spettacolo porta all’Augusteo, le criticità dei mesi di forzata permanenza in casa insieme ad un’analisi sulle lezioni in DAD che hanno messo a dura prova la resistenza di insegnanti, studenti e genitori.
Paolo Caiazzo, un progetto teatrale, il suo, che da cosa scaturisce?
«Si tratta di un progetto figlio del Web e della serie “Quelli della Dad”. Un’iniziativa che, tuttavia, trasferendosi dai social al palcoscenico, porta in scena ben 14 persone rappresentando una vera rarità per il periodo che stiamo vivendo».
A materializzarsi, quindi, sarà una singolare fusione tra il mondo teatrale e quello del Web?
«Guidati da attori più esperti, saranno i giovani della Dad a ricostruire per il teatro la famiglia del Prof. di filosofia, Vittorio De Stefano. Proprio da ciò, prenderà corpo il primo esperimento in teatro in cui il mondo web e quello virtuale si fondono con lo spettacolo dal vivo. Un evento pionieristico, in quanto, fino ad oggi, si è visto e parlato della commistione del cinema e della tv con il teatro ma mai di una fusione della commedia teatrale con il mondo dei social e di internet».
Il pubblico cosa si troverà di fronte e quale sarà il messaggio del suo lavoro?
«Pensando al periodo del lockdown, il pubblico può assistere ad uno spettacolo dinamico e fresco dove tutto procede con rapidità. Parlando della Dad e delle sue ripercussioni umane, a prendere corpo è un racconto dei giorni d’oggi con tutte le modalità del presente compreso il linguaggio da social. In scena, a diventare reale è il contenuto del diario del povero Prof. De Stefano, vittima sacrificale di questo nuovo modo di fare lezione dinanzi ad un Pc. Alla fine, giungendo alla morale, si potrà osservare come tutto sia cambiato e come, al cospetto dell’emergenza sanitaria e soprattutto economica, tutto abbia preso una brutta piega. All’inizio del lockdown, infatti, si inneggiava all’abbracciarsi dai balconi di casa e al valore umano mentre alla fine è successo che ogni cosa, compreso la gente, è miseramente naufragata verso il peggio».