giovedì, Dicembre 26, 2024

Pasquale Scialò, “Storia della canzone napoletana 1824-1931”

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Giuseppe Giorgio
Giuseppe Giorgio
Caporedattore, giornalista professionista, cura la pagina degli spettacoli e di enogastronomia

Pasquale Scialò con la prima parte della sua opera intitolata “Storia della canzone napoletana 1824-1931” pubblicata da Neri Pozza editore, accompagna il lettore in un emozionante viaggio a ritroso nel tempo alla ricerca delle vere origini della canzone partenopea.

di Giuseppe Giorgio – E’ una storia gloriosa, passionale e avvincente quella della canzone napoletana. Una realtà che, fondendosi con la stessa anima della città partenopea, trova nel fedele professore Pasquale Scialò uno storico, un musicologo e un ardito compositore. O meglio, un autore che si rivela capace di fare chiarezza sull’atavico moltiplicarsi di approssimative e spesso contraffatte informazioni e di tracciare, al tempo stesso, con il supporto di un’accurata documentazione e di una raccolta discografica, un quadro chiaro e preciso sull’evoluzione e sulle caratteristiche di una città “cantante” senza età.  Passionale studioso di una Napoli fatta di musicisti, poeti e grandi interpreti, nonché portavoce di una storia che affonda le sue radici nel mito, Scialò con la prima parte della sua opera intitolata “Storia della canzone napoletana 1824-1931” pubblicata da Neri Pozza editore,  accompagna il lettore in un emozionante viaggio a ritroso nel tempo alla ricerca delle vere origini della canzone partenopea. Così, dopo avere virtualmente incontrato contadini, pescatori, emigranti, venditori ambulanti, innamorati, guappi, bammenelle e cantastorie, l’autore approda dapprima sulla costa di una Napoli ancora animata dalla sua grande “Piedigrotta” e poi nei vicoli di una città popolare fatta di cinematografi, scugnizzi, posteggiatori e personaggi da “sceneggiata”. Conquistando l’appassionato e lo studioso grazie a un prezioso “zibaldone” di storia musicale, Scialò firma un documento pregiato e attendibile sull’identità storica, sociale e culturale della canzone nata all’ombra del Vesuvio.  Autore di eruditi saggi sulla canzone napoletana, docente al Conservatorio Martucci di Salerno e presso l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, con il primo volume della sua opera mette, di fatto, a disposizione della città una testimonianza di fede e cultura per quella necessaria missione tesa alla tutela di un patrimonio artistico senza precedenti. Prendendo in considerazione con precise puntualizzazioni il periodo che va da quel 1824 di Cottrau al 1931 di Raffaele Viviani, l’autore con un percorso cronologico e tematico diviso tra il materiale popolare da salotto borghese  e la canzone d’autore, riesce a produrre un testo dalla inestimabile valenza storica. Partendo dalla canzone napoletana ottocentesca, Pasquale Scialò si sofferma, anche grazie al supporto discografico al libro (che contiene persino delle registrazioni inedite di Luisella e Raffaele Viviani), su canzoni come “Santa Lucia”, “Palummella”, “Funiculì Funiculà”, “Napulitanata”, “Scetate”, “O sole mio” e “Maria Marì”. Andando avanti fino al Novecento, analizza poi quelle composizioni canore capaci di affrontare temi inerenti il decadentismo e la conseguente esaltazione dell’estetica, indagando sui brani di autori come Vincenzo Russo, Gabriele D’ Annunzio, Libero Bovio, E. A. Mario, Giovanni Capurro e Raffaele Viviani. Ancora, si intrattiene sulla “macchietta” che fu di Ferdinado Russo e Nicola Maldacea e su musicisti come Denza, Tosti, Costa, Buongiovanni, Albano, Di Capua e Gambardella. Presentando con la sua attenta ricerca la storia canora e musicale di una terra senza eguali, Scialò si trasforma ancora una volta nel testimone di un popolo che rivendica deciso, anche attraverso la canzone, la sua antica e inestimabile grandezza.

 

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