Successo per lo spettacolo “Anna Cappelli” di Annibale Ruccello, che ha debuttato alla Sala Ichos di San Giovanni a Teduccio (NA), lo scorso 21 marzo.
Scritto nel 1986 e presentato in concorso alla prima edizione del Premio Gennaro Vitiello da un ormai maturo (e purtroppo si saprà poco dopo anche sfortunato) Annibale Ruccello, il suo monologo Anna Cappelli concepito per un solo personaggio, è stato diretto e interpretato, lo scorso venerdì 21 marzo al Teatro Sala Ichos di San Giovanni a Teduccio (NA), dall’attrice Patrizia Eger. Prodotto da Akerusia Danza, l’idea di mettere in scena uno degli ultimi lavori teatrali di Ruccello è nato tra le mura domestiche della stessa Eger che, nel leggere e rileggere questo testo così forte ed estemanente attuale, ha deciso di proporlo al pubblico della Sala Ichos, in una vesta del tutto nuova e personale.
E così, attraverso i temi principali della narrazione facilmente riconoscibili tra i sentimenti repressi della nostra protagonista, è nato questo spettacolo: una quotidianità fredda, banale e sempre più ostile, con le giornate trascorse nel polveroso e freddo municipio di Latina, tutte uguali alle stesse, proprio come quelle che è costretta a vivere nella “sua” casa domestica, dove è ospite della signora Rosa Tavernini, con la quale non riesce ad istaurare nemmeno un minimo di confidenza, visto che la sua migliore amica è la sola domestica di casa, Adele. Ma in questa vita grigia e sospesa nel tempo, riesce anche a trovare il suo “principe azzurro” un facoltoso ragioniere che risponde al nome di Tonino Scarpa che, non solo non la renderà felice, ma la trascinerà nella più cupa e deplorevole delle situazioni: la follia.
Patrizia Eger, in una scenografia essenziale e opportunamente scarna riesce, con la sua sola e forte presenza in palcoscenico, a trasmettere con estrema abilità e grande professionalità, le angosce, le paure, i dubbi e la follia della protagonista, alternando con altrettanta efficacia tutti gli altri personaggi “nascosti” in questo significativo e drammatico monologo “a più voci”. Affrontare la drammaturgia di Ruccello che, insieme a Moscato e Santaniello, rappresenta il teatro dopo Eduardo, non è solo un forte impegno nei confronti di un teatro ricco e profondo ma è anche e sopratutto la risposta a quella tipica napoletanità che ha rappresentato l’elemento chiave su cui poter puntare per la rinascita del teatro moderno, che nei primi anni Settanta ha trovato la sua massima espressione. Non credo sia un caso che Patrizia Eger abbia scelto proprio questo testo e di questo autore, la cui forza narrativa riesce ancora oggi a dare voce alla protagonista Anna, incarnata e rappresentata così bene, da una recitazione pungente ed efficace. Un monologo inoltre arricchito e caratterizzato dalla figura “muta” di una danzatrice – una bravissima
Sabrina D’Aguanno – che con le belle coreografie di Elena D’Aguanno, riesce a sottolineare con la magica plasticità delle forme che di volta in volta assume il suo corpo, i tormenti, le ansie e le speranze ormai deluse di Anna Cappelli, la cui spiccata sensibilità non riuscirà a salvarla da un destino iniquo e crudele. Patrizia Eger nel curare la regia si è occupata anche delle musiche, proponendo prima la celebre Ciaccona in re minore di Bach (dalla Partita n. 2 per violino solo, BWV 1004, resa famosa anche da una celebre e virtuosistica trascrizione per pianoforte di Ferruccio Busoni) eseguita in questo caso alla chitarra e poi la struggente e altrettanto celebre aria per soprano solo Lascia ch’io pianga di Haendel: entrambi i brani hanno completato e fortificato la drammatica e coinvolgente struttura narrativa di Anna Cappelli che può essere considerata a pieno titolo il completamento alla trilogia di Ruccello che comprende La cinque rose di Jennifer, Weekend e Notturno di donna con ospiti.