Il concerto in cui Paul McCartney avrebbe dovuto esibirsi a Napoli mercoledì 10 giugno sarebbe stato senza dubbio uno degli eventi musicali dell’anno. A 29 anni dalla sua prima (e finora unica) esibizione nella città partenopea, quella al Palapartenope nel 1991, lo storico membro dei Beatles (77 anni) avrebbe senza dubbio infiammato piazza del Plebiscito in una delle tappe dell’atteso Freshen Up Tour.
Invece, l’emergenza Coronavirus ha portato all’annullamento del concerto, per il quale erano stati venduti 15mila biglietti. I decreti del Governo non prevedono tuttavia il rimborso dei ticket per i concerti, ma un voucher dello stesso importo da spendere entro un anno e mezzo per prossimi concerti organizzati dalla stessa società di produzione (in questo caso la D’Alessandro e Galli).
L’ironia (circola in rete la canzone Yesterpay) e le polemiche sui voucher sono tante, ma l’organizzatore dell’evento, Mimmo D’Alessandro, difende questa opzione: “La gente non deve dimenticare che siamo in piena pandemia che ha colpito tutti indistintamente -ha dichiarato D’Alessandro in una recente intervista al “Fatto Quotidiano”- Il voucher è un ottimo mezzo che la legislazione ci ha messo a disposizione per non crollare.
È un grandissimo aiuto per noi, un settore che non vive di tutele statali. Come del resto succede in altri Paesi come Francia o Olanda, lì la cultura live è tutelata ed è per questo che è possibile oltre al voucher, chiedere un rimborso in denaro”.
Articolo pubblicato il: 4 Giugno 2020 11:41