L’Assemblea del Pd ha eletto Maurizio Martina segretario: “Da oggi deve partire un lavoro di profondità, dobbiamo ricostruire i fondamenti culturali”. L’ex premier: “Con Di Maio e Salvini siamo alla terza media”.
L’Assemblea del Pd ha eletto Maurizio Martina segretario con 7 voti contrari e 13 astenuti. In un ordine del giorno unitario (prima firma Orfini, Orlando, Sereni e Guerini) approvato dall’Assemblea del Pd con 14 astenuti si spiega che l’Assemblea “avvia il percorso congressuale straordinario, da definire da un Assemblea entro fine anno, in vista delle Europee del 2019”. Il documento parla di un “lavoro di ripensamento e rilancio” del partito, di una “nuova stagione di mobilitazione delle grandi energie democratiche” presenti nella società, di “ricostruzione del campo di centrosinistra”, il tutto “aprendo e rinnovando il Pd”. L’Ordine del giorno, tra le altre cose, assegna al segretario “mandato per istituire una Commissione sul rinnovamento del progetto” e di convocare nel prossimo ottobre a Milano il ‘Forum nazionale Italia’ di “ascolto e confronto”.
“Questo partito – ha detto Martina nel suo intervento prima dell’elezione – deve scuotersi e mettersi alla ricerca fuori di qui di persone, idee e disponibilità. Questa apertura a tutte le energie democratiche penso vada ben oltre il Pd, a queste forze sbattiamo la porta in faccia o apriamo porte e finestre? Io sono per aprire”, ha proseguito. “Da oggi deve partire un lavoro di profondità, dobbiamo ricostruire i fondamenti culturali del Pd, una sfida sociale complicata, per questo propongo una rivoluzione dell’ascolto”, ha detto ancora il reggente.
“Non si tratta di guardare al passato o costruire nuove formule che non guardano al presente, non si tratta di fare una discussione tra gruppi dirigenti. Bisogna dare un messaggio alle tante persone distanti e disilluse che devono trovare in noi una strada credibile”, ha spiegato il reggente Pd. “Dobbiamo dare un immediato segnale di apertura e coinvolgimento dal basso non in qualche settimana, perché sarà un percorso lungo, la portata del cambiamento non ci consente di raccontare scorciatoie -ha spiegato Martina- Sarà un lavoro difficile, lungo appassionante, rigenerante che ci aprirà nuovamente per trovare la forza per l’alternativa”.
L’intervento di Matteo Renzi
Matteo Renzi durante il suo intervento ha detto: “Il M5s è la vecchia destra, non ho dubbi. Cari amici M5S, possiamo perdonarvi gli insulti ma mai di aver trasformato lo scontro politica in Italia in una rissa e una zuffa personale che incita all’odio. Avete inquinato le falde della democrazia”. “Quelli del M5s sono una corrente della Lega, il ‘Vaffa day’ si è fermato a Pontida”, ha aggiunto il senatore del Pd. “Io credo e continuo a credere – ha detto – che sia il Pd l’argine al populismo, non sono andato via quando conveniva e non vado via”, ha sottolineato Renzi. “Chi in questi ultimi 4 anni anziché dare una mano al progetto ha cercato di demolire il Pd – ha sottolineato – ha distrutto non il Pd ma l’alternativa al populismo. Hanno picchiato contro l’argine del sistema, sul web e con divisioni assurde che hanno fatto il male del Pd”.
“La ripartenza non può essere un simil Pds o una simil Unione. Deciderà il Congresso, lo rispetto, se qualcuno pensa che la nostalgia è la chiave di sviluppo del Pd lo rispetterò da militante ma non coglie le novità di una destra che sta governando a colpi di tweet”, ha detto ancora l’ex premier secondo il quale “a forza di fare la guerra a noi arriva un governo che va da Casaleggio a Casa Pound. A forza di fare la guerra al Matteo sbagliato arriva il governo Salvini”. “Ora ci aspetta una traversata nel deserto, e la cosa non mi piace”, ha sottolineato affermando: “Oggi non siamo alla terza Repubblica, vedendo Salvini e Di Maio siamo alla terza media”.
“Non so cosa proporrà Martina, ho letto che proporrà un percorso. Io aggiungo il mio contributo: se fai le primarie e chiami 2 mln a votare non puoi pensare che dal giorno dopo 200 appartenenti e una corrente cercano di mettere in discussione il risultato delle primarie”, ha continuato Renzi aggiungendo: “Dico questo per chi verrà, fate il percorso che volete, io ci sono, ma se il giorno dopo si riparte daccapo il problema non è quando si inizia ma quando si chiude il Congresso”, ha proseguito Renzi.