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Filiere della Piana del Sele, da tre Bcc plafond di 20 milioni per le Pmi

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Filiere della Piana del Sele, da tre Bcc plafond di 20 milioni per le Pmi che vogliono investire in soluzioni green. Presentato il Report Symbola: 30 tecnologie per migliorare la sostenibilità. 

Salerno, 30 Aprile 2024 – Trenta soluzioni e tecnologie per migliorare la sostenibilità della filiera della IV gamma (frutta e ortaggi freschi confezionati e pronti per il consumo) nella Piana del Sele: dalla eliminazione della plastica allo sviluppo delle rinnovabili, dalla riduzione degli scarti al loro riutilizzo fino all’efficienza della logistica e della distribuzione.

A individuarle è un primo report sul settore realizzato nell’ambito del progetto “Filiere Sostenibili della Piana del Sele” che porta la firma di Fondazione Symbola e delle BCC Campania Centro, Capaccio Paestum e Serino e Magna Grecia.

Per diffondere soluzioni e tecnologie green mappate dal report le tre Banche di Credito Cooperativo hanno già sottoscritto un protocollo di collaborazione con Symbola, Coldiretti e Confagricoltura attivando un primo plafond comune di 20 milioni di euro destinato alle imprese che vorranno investire per migliorare processi e prodotti nel segno della sostenibilità.

Il report è stato presentato questa mattina, presso la Camera di Commercio di Salerno, da Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola, e Marco Frey, presidente comitato scientifico Fondazione Symbola. Ne hanno discusso Andrea Prete, presidente Camera di Commercio di Salerno; Lucio Alfieri, presidente BCC Magna Grecia; Camillo Catarozzo, presidente BCC Campania Centro; Rosario Pingaro, presidente BCC Capaccio Paestum e Serino. Le conclusioni sono state affidate a Fulvio Bonavitacola, vice presidente della Regione Campania. Ha moderato l’evento Alessandra Del Prete, giornalista di Repubblica Napoli.

Il progetto “Filiere Sostenibili”, coordinato da Marco Frey con Domenico Sturabotti, direttore di Fondazione Symbola, copre due annualità e interessa nel 2024 la filiera della quarta gamma e nel 2025 la filiera bufalina. Cinque le dimensioni analizzate: Sostituzione o riduzione delle sostanze chimiche, Gestione della risorsa idrica, Gestione del suolo, Energia e riduzione delle emissioni di CO2, Riutilizzo e riciclo dei sottoprodotti.  L’intenzione è quella di estendere nel futuro il progetto ad altre filiere produttive dell’area.

Il mercato della IV gamma rap­presenta circa il 18% dell’intero valore economico del mercato or­tofrutticolo in Italia e il 2% del to­tale del mercato alimentare. Nel nostro Paese il comparto è caratterizzato da una forte concentrazione territoriale. Campania e Lombardia, seguite dal Veneto, controllano la trasfor­mazione dei prodotti orticoli (in particolare rucola, insa­late e radicchi), mentre il Trentino, seguito da altre regioni del Nord Italia, controlla la trasformazione di prodotti frutticoli (in particolare mele).

La Piana è uno dei principali poli europei della IV gamma. Con una superficie di circa 6.000 ettari dedicati alla produzione, le aziende agricole hanno sfruttato il clima mite per garantire una produzione costante durante tutto l’anno. Le colture includono le baby leaf, con una particolare specializzazione nella produzione di rucola, lattughino e spinacino. Negli ultimi dieci anni, si è assistito a un’espansione della produzione che ha integrato nuove varietà, come valeriana, basilico, radicchio, bietola, carota, ravanello e diverse insalate. La produzione sotto serra si è estesa anche ad altre coltivazioni aromatiche, come prezzemolo e coriandolo. Di particolare valore la rucola sia in forma selvatica che coltivata (73% della produzione nazionale), che ha ottenuto il prestigioso marchio IGP nel 2020 e la creazione di un Consorzio di Tutela nel marzo 2021.

L’intensa collaborazione tra il gruppo di ricerca di Fondazione Symbola, le imprese e le associazioni del territorio ha permesso l’individuazione di 30 soluzioni, nelle 5 dimensioni ambientali, implementabili o se già presenti da diffondere ulteriormente per accelerare la sostenibilità del territorio.

Nell’ambito della riduzione chimica, va fortemente incentivata la transizione verso pratiche agricole biologiche, come l’utilizzo di varietà resistenti e l’impiego di tecnologie 4.0. Nella gestione idrica, garantita principalmente dai Consorzi di Bonifica e dai pozzi aziendali, sono già diffuse nell’area molte delle soluzioni mappate, che il progetto propone di estendere ulteriormente.

Nella gestione del suolo, sarà fondamentale contrastare la diminuzione della fertilità, per questo vengono proposte soluzioni da diffondere nelle pratiche agricole.

Per la riduzione delle emissioni di CO2 e dei consumi energetici, sono già implementate soluzioni come il fotovoltaico, mentre l’agrivoltaico è ostacolato dall’idea che generi problemi di oscuramento delle colture, affrontabili in pieno campo con tecnologie già disponibili, mentre risulta più complessa l’integrazione sulle serre. Il trasporto può ridurre le emissioni sia attraverso la diffusione di mezzi elettrici che di sistemi refrigeranti a zero emissioni per garantire la salvaguardia dei prodotti agricoli. Relativamente al riutilizzo di sottoprodotti e sul packaging c’è ancora molto da fare. Se da un lato sul packaging sono già adottate soluzioni sostenibili che vanno diffuse maggiormente, va approfondito il tema del riutilizzo di sottoprodotti (in alcuni casi ostacolato da barriere normative) e l’opportunità di “simbiosi industriale” con altre filiere per l’utilizzo degli scarti vegetali (realizzazione di impianti di compostaggio o digestione anaerobica, ad esempio).

Guardando al futuro, lo studio propone di concentrarsi su tre i fattori: l’acquisizione e lo sviluppo di competenze, essenziali per garantire una gestione efficace delle risorse e l’adozione di pratiche agricole sostenibili; una gestione oculata delle risorse finanziarie e naturali disponibili, investendo capitali in tecnologie già disponibili per l’efficientamento dei macchinari e una maggiore sicurezza alimentare; puntare all’innovazione tecnologica per migliorare la competitività del settore agricolo della Piana del Sele attraverso investimenti in attività di ricerca e sviluppo.

Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola: “Il lavoro che presentiamo oggi non parla solo di filiere sostenibili della Piana del Sele ma di un’idea d’Italia. La collaborazione da anni avviata con il mondo delle BCC si basa proprio sulla convinzione che l’Italia deve fare l’Italia. Ed è fondata sulla condivisione di quei valori che sono nel dna di Symbola: qualità, sostenibilità, legami col territorio e le comunità, innovazione, bellezza. Sono i valori attorno ai quali le banche sono cresciute, un modello che per risultati economici e impatti sociali rappresenta un esempio a cui deve ispirarsi il mondo del credito italiano, e non solo. Imprese che non hanno come unico criterio di scelta quello della convenienza economica. Imprese che, sulla strada della sostenibilità, come dice il Manifesto di Assisi, sono più forti proprio perché più a misura d’uomo”.

Lucio Alfieri, presidente BCC Magna Grecia: “Questo progetto, siamo certi, darà un ulteriore impulso all’industria della IV Gamma che da sempre rappresenta un’eccellenza nel campo dell’innovazione e della sostenibilità. La collaborazione sinergica con le tre Bcc, da sempre impegnate allo sviluppo del territorio, è la dimostrazione che uniti facciamo la differenza”.

Camillo Catarozzo, presidente Bcc Campania Centro: “Con il progetto filiere sostenibili vogliamo dare un contributo alla competitività del sistema produttivo della piana del Sele. Per farlo abbiamo capito che era necessaria una nuova alleanza tra le tre BCC, le imprese e le associazioni di categoria del territorio, che ci fosse un partner scientifico per aiutarci nel percorso e le risorse adeguate”.

Rosario Pingaro, presidente BCC Capaccio Paestum e Serino: “Negli ultimi anni si sta diffondendo una nuova consapevolezza nei confronti delle tematiche di sostenibilità, la visione del futuro non può prescindere dai fattori ESG (Environmental, Social, Governance), temi di impatto ambientale che andranno sempre più ad incidere sui processi produttivi. Per questo motivo la BCC Capaccio Paestum e Serino è particolarmente orgogliosa di aver partecipato alla realizzazione di questo studio che ha permesso di individuare criticità e proporre soluzioni fattibili e strategie innovative per migliorare l’impatto ambientale della filiera”.

Andrea Prete, presidente Camera di Commercio di Salerno: “L’agroalimentare è il comparto più rilevante dei settori economici della provincia di Salerno, capace di collocare la provincia di Salerno al sesto posto in Italia per valore dell’export, che diventa il primo se consideriamo solo il Centro-Sud. Anche in termini di fatturato, l’incidenza a Salerno è tre volte quello medio nazionale (10,4% sul totale, mentre in Italia è il 3,5%). Numeri significativi che hanno spinto la Camera di Commercio di Salerno a ideare e realizzare il progetto “Agrifood Future”, un evento dedicato al cibo, analizzato e discusso nei suoi vari aspetti quali l’innovazione, l’alimentazione, la salute, la sostenibilità, il turismo, la cultura, l’economia e i mercati”.

Marco Frey, presidente comitato scientifico Fondazione Symbola: “L’analisi ha consentito di individuare una capacità diffusa da parte delle imprese della Piana del Sele nel comprendere e affrontare le sfide del settore della IV Gamma nell’ambito della sostenibilità ambientale ma anche la necessità di supporto per continuare a mantenere e rafforzare la loro leadership nell’ambito dell’innovazione sostenibile del settore”.

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