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Polmonite, 148 casi nel bresciano in una settimana. Si teme un’epidemia

Polmonite nel bresciano, 148 casi in una settimana. Una delle ipotesi al vaglio degli esperti sarebbe la presenza di un batterio nell’acqua.

Un’epidemia di polmonite sta generando ansia in più di 60mila abitanti della zona del bresciano: dal 3 settembre, data delle prime segnalazioni, sono cominciati gli accessi presso i Pronto Soccorso degli ospedali della zona di pazienti affetti da sospetti casi di polmonite, indirizzati verso i nosocomi dai propri medici di famiglia o da quelli delle Guardie Mediche. Un’epidemia che preoccupa per la sua estensione e per le difficoltà a trovare il veicolo del contagio.

LA SITUAZIONE

I primi casi di polmonite sono stati segnalati una settimana fa al pronto soccorso di Montichiari, seguiti da un crescendo di accessi anche nei comuni limitrofi, per un totale di 71 fino a venerdì, 121 sabato, 138 nell’ultimo bollettino diffuso dall’assessore regionale lombardo Giulio Gallera, per arrivare a 148 con l’ultimo fine settimana.

Segnalati anche due casi di pazienti finiti in rianimazione perché positivi alla Legionella, un batterio che potrebbe essere una possibile causa del contagio.

Coinvolti i centri di Montichiari, Calvisano, Carpenedolo, Remedello e Acquafredda, che sono anche i comuni maggiormente colpiti. Sono invece 16 i casi riscontrati fuori dalla provincia bresciana: sette ad Asola, 3 a Castiglione Delle Stiviere, uno a Canneto, Casalmoro, Guidizzolo, Porto Mantovano, Drizzona, Casalmaggiore e a Ostiano. 

Un filo rosso unisce i cinque comuni bresciani: la presenza del fiume Chiese” dicono i sindaci del territorio, ipotizzando che il picco di polmonite sia dovuto a un batterio presente nell’acqua, anche se la ricerca eziologica è indirizzata verso altre possibili cause. Infatti, in uno dei comuni colpiti, Calvisano, l’acquedotto non è presente. 

Intanto, negli ultimi giorni si sono registrate due morti sospette. Quella di un 84enne di Carpenedolo morto dopo un ricovero per polmonite acuta e quella di una 69enne di Mezzane di Calvisano per la quale è stata disposta l’autopsia quando la famiglia stava organizzando il funerale. La loro morte, però, non sembrerebbe essere correlata alla Legionella.

COSA SI STA FACENDO

Fino ad ora sono stati eseguiti complessivamente 52 campionamenti di cui 24 sulla rete idrica tra fontanelle pubbliche, serbatoi di acqua e cassette dell’acqua e 28 in abitazioni private. “Stiamo lavorando però a 360 gradi e non solo sulle acque per individuare la natura della polmonite che sta interessando centinaia di persone” ha detto Gallera, che ha voluto mandare un messaggio ai residenti. “Siete nelle migliori mani e voglio rassicurare la popolazione alla quale ricordo che la polmonite non si manifesta bevendo acqua“.

Infatti, la polmonite non si contrae bevendo acqua eventualmente contaminata, ma inalandola.

E intanto in zona è corsa all’accaparramento dell’acqua minerale: nei supermercati non se ne trova più, nonostante quella di rubinetto sia stata dichiarata dall’autorità sanitaria perfettamente potabile e sicura.

COME CONTRASTARE IL RISCHIO LEGIONELLA

L’ATS di Brescia (l’Agenzia di Tutela della Salute) ha invitato la popolazione a seguire alcune misure precauzionali:

-manutenzione dei punti di emissione dell’acqua del rubinetto nelle abitazioni attraverso la sostituzione dei filtri o lasciandoli a bagno con anticalcare;

  • lasciar scorrere l’acqua calda e poi la fredda prima di utilizzarla, allontanandosi dal punto di emissione dopo l’apertura dei rubinetti ed aprendo le finestre. E’ opportuno eseguire sempre questa operazione dopo periodi di assenza dall’abitazione (esempio periodo di ferie).
  • evitare di stazionare nei pressi di fonti d’emissioni d’acqua vaporizzata, come gli irrigatori automatici o le fontane presso le abitazioni;
  • fare la doccia solo dopo aver fatto scorrere, l’acqua calda e fredda, ed essersi momentaneamente allontanati dal punto di emissione dell’acqua e aver aperto le finestre,
  • evitare l’utilizzo di vasche con idromassaggio,
  • evitare di irrigare i giardini utilizzando pompe con diffusori a spruzzo;
  • evitare di lasciare esposte al sole le canne per irrigazioni di orti e giardini;
  • evitare l’impiego di acqua del rubinetto per riempire gli apparecchi per l’aerosol terapia e ossigenoterapia;
  • smontare, disincrostare e disinfettare i filtri dei rubinetti, i soffioni e i tubi flessibili delle docce e, nel caso, provvedere alla sostituzione,
  • portare la temperatura dell’acqua calda a 70-80°C per tre giorni consecutivi assicurando il suo deflusso da tutti i punti di erogazione per almeno 30 minuti al giorno.

Articolo pubblicato il: 10 Settembre 2018 12:59

Maria Sordino

Maria Sordino - cura la pagina della sanità, sociale, attualità, è laureata in Scienze Biologiche, scrittrice.