Il blitz anticamorra a Ponticelli, dove la Squadra Mobile di Napoli ha ieri eseguito otto arresti, ha rappresentato un duro colpo per il clan Minichini, i cui esponenti avevano compiuto raid armati tra la folla del mercato di Porta Nolana lo scorso 13 gennaio 2018.
Quel gesto rappresentò una dimostrazione di forza e una sfida al clan Mazzarella, che tra Porta Nolana e piazza Mercato ha la propria roccaforte, oltre che un “omaggio” a un fedele alleato: Ciro Rinaldi.
Quest’ultimo è da anni in guerra proprio con i Mazzarella e ha preso sotto la sua ala protettrice Michele Minichini (in carcere per il duplice omicidio Cepparulo-Colonna).
Come riporta “Internapoli”, il clan Minichini-De Luca Bossa è caratterizzato dalla sete di vendetta, da quando nel 2013 hanno assassinato il figlio di Anna De Luca Bossa. Dal 1989 (con la strage del bar “Sayonara” a Ponticelli) i De Luca Bossa sono sulla cresta dell’onda.
Il capostipite, Umberto, ex cutoliano passato con i Sarno, fu arrestato per quella strage ed ha passato 18 anni in carcere, prima di essere scarcerato nel 2008 per gravi motivi di salute (per poi morire poco tempo dopo). Il figlio maggiore Antonio “‘o sicc”, sta scontando l’ergastolo, dopo essere diventato, a soli 17 anni, uno spietatissimo killer.
Il figlio maggiore di Anna De Luca Bossa e Minichini, il 18enne Antonio, venne assassinato in un agguato nel parco Conocal il 29 gennaio del 2013, assieme al 20enne Gennaro Castaldi nell’ambito dello scontro con i nuovi boss del clan De Micco. Da allora i Minichini-De Luca Bossa giurarono vendetta nei confronti dei De Micco.
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