Dopo l’1-1 casalingo con la Polonia, la trasferta al “da Luz” di Lisbona si rivela amara per gli azzurri. Portogallo-Italia finisce 1-0, con un’altra prestazione non certamente all’altezza del blasone del calcio italiano.
Tuttavia, anche in questo caso non mancano le attenuanti: Roberto Mancini ha optato per un turn-over praticamente totale, confermando i soli Donnarumma (che si rivelerà il migliore) e Jorginho, puntando sul 4-4-2 con in attacco Zaza e Immobile (supportati sulle fasce da Chiesa e Bonaventura).
La fantasia dei portoghesi (usciti non bene dal Mondiale, senza Cristiano Ronaldo ma comunque superiori agli azzurri) la fa da padrona. Fioccano le occasioni per i lusitani: al 27’ Romagnoli salva sulla linea il tiro di Bernardo Silva dopo un’uscita incerta di Donnarumma, poi Cristante rischia un clamoroso autogol colpendo la traversa su cross del napoletano Mario Rui. Un gran tiro di William Carvalho sfiora il palo. Il primo tempo termina a reti bianche, ma la sensazione è che il gol portoghese sia nell’aria.
E dopo soli tre minuti della ripresa, André Silva (ex Milan voglioso di dimostrare di essere stato scaricato troppo presto dal calcio italiano) segna su assist di Bruma: proprio come nel gol subito dai polacchi venerdì scorso, l’azione è nata da una palla persa da un azzurro, ovvero Caldara (che ha formato un’inedita difesa con Lazzari, Romagnoli e Criscito).
La brutta prestazione di Lisbona lascia di nuovo parecchi interrogativi sulla qualità tecnica del calcio italiano in questo momento. Roberto Mancini sta di fatto percorrendo la stessa strada di Arrigo Sacchi negli anni ’90: sperimentare il più possibile, alla ricerca dell’11 migliore da mandare in campo. È anche vero che la qualità della Nazionale post-eliminazione dalle qualificazioni a Euro ’92 era comunque nettamente superiore a quella di oggi.
Articolo pubblicato il: 11 Settembre 2018 10:18