La Ditta Individuale “EMILIO MASSA” presenta, a Villa Avellino (Pozzuoli) il 28 luglio, lo spettacolo CHINCAGLIE, RecitalPerTreVoci, con la regia e drammaturgia di Anita Mosca.
Dopo una lunga, costruttiva e lusinghiera esperienza nella compagnia teatrale di Enzo Moscato, per la quale Anita Mosca ancora recita con passione e professionalità da molti anni, arriva questo suo nuovo e inedito spettacolo dal titolo “Chincaglie”, per il quale ha curato anche le regia.
Si tratta di un “Recital Per Tre Voci” in un atto unico e, apparentemente, composto da quisquilie, minutaglie, bagattelle e quant’altro, messe insieme come per caso, in risposta alla dimensione entropica nella quale siamo immersi. Pertanto si susseguiranno in scena canzoni, canzonette, poesie, voci dialoganti e monologanti, in un ritmo serrato ed incalzante, che a prima vista potrà apparire spaginato.
Eppure, proprio nel caos scenico è forse possibile rintracciare quel filo rosso che lega tutte le cianfrusaglie dell’esilarante patchwork, in grado di raccontare quella subitanea indicibilità che segna, inesorabilmente, il nostro Tempo. Questo “RecitalPerTreVoci” nasce dalla pulsione condivisa con Tonia Filomena ed Emilio Massa, con me in scena – aggiunge Anita Mosca – di costruire un percorso fatto di frammenti, ricordi, storie, suoni, crastole dei nostri rispettivi tracciati artistici, che desse conto di narrare la dimensione entropica nella quale ci sentiamo immersi. Ho così rimesso mano a testi miei di spettacoli passati, ma ho anche fatto brevi incursioni in Viviani e Valentin, cucendo, scucendo e ricucendo voci che da sempre mi abitano, per tentare di ridisegnarle in una nuova partitura scenica.
Pertanto, della parole della stessa Mosca, si comprende benissimo che il suo intento è, non solo quello di farle vibrare nuovamente (i ricordi, i suoni e le storie), ma anche e soprattutto, di dar conto della spiazzante schizofrenia che sembra tiranneggiare ormai dagli inizi del Novecento ad oggi, circa usi e costumi secolari apparentemente superati, ma che poi tornano, impietosamente, a condizionare, subordinare e inchiodare la vita di uomini e donne in molduras e definizioni, che prestano fianco alla negazione dell’autodeterminazione di ciascun individuo.
Così ascolteremo in scena, da un lato, la rivoluzionaria Mi ‘a fa fa’ di Ria Rosa degli anni Venti del secolo scorso, che rivendica l’assoluta libertà di esprimere e vivere la propria sessualità, e dall’altro, la voce di una madre degli anni Novanta che dice a sua figlia adolescente: Dio mio perdoname, nun ce’ avive manna’ na figlia femmena.
È su queste contraddizioni culturali, incoerenze temporali, che si costruisce questa bizzarra struttura drammaturgica, quasi a voler dire, per esempio che: siamo questo e quello, andiamo avanti e indietro, orfani di memoria, in balia di sistemi di forze che spesso non riusciamo né a decifrare, né ad osteggiare, incapaci come siamo di difendere e proteggere le preziose conquiste dei più lungimiranti.
Questo almeno sembrano raccontare gli inserti di scene che quasi rimettono al teatro dell’assurdo, dove due figure ambigue invitano a partire per una destinazione che non conoscono, a prendere caffè che non esiste, a testimoniare celebrazioni mai accadute. E ancora e di più: un altro nucleo drammaturgico nodale è l’indicibilità alla quale sembriamo tutti condannati, uomini e donne del nostro tempo, da strutture familiari secolari che non danno più conto delle trasformazioni sociali in divenire, e parimenti, dall’incapacità di elaborare, sia come individui, sia come società, nuove forme possibili.
In questo senso, potrebbero essere interpretati passaggi come quello della madre in dialogo con la figlia adolescente e della figlia adulta in dialogo con la madre anziana, ma anche i momenti meta teatrali, come quello durante il quale le attrici si chiedono a vicenda cosa faranno dopo lo spettacolo, per convenire insieme che l’unica alternativa al romitorio domestico è mangiare una pizza insieme.
Ad ogni modo, da questo caos scenico mi sembra venga fuori un carosello di voci ed immagini capace di lasciare delle domande, o forse meglio delle inquietudini. E credo sia proprio questo il senso del Teatro. Tuttavia, compete allo spettatore sovrano l’ultima parola.
Scheda dello spettacolo:
Titolo: Chincaglie, RecitalPerTreVoci
Con: Tonia Filomena >Emilio Massa >Anita Mosca
Regia e drammaturgia: Anita Mosca
Costumi: Fiorenzo Atelier
Trucco: thebeauty_coach Gino Varriale
Photo: Adele Filomena
Service MP
- TONIA FILOMENA
Attrice
Giovanissima muove i primi passi nell’arte teatrale. Ad oggi, in un’attività frenetica trentennale vanta numerosissime collaborazioni di prestigio tra le quali spicca il Maestro Enzo Moscato. - EMILIO MASSA
Attore, autore, cantante e regista.
Dal 1986 al 2010 si è esibito in prestigiosi spazi e locali deputati al cabaret, con uno spettacolo che si collega alla tradizione del trasformismo, del macchiettismo e dell’avanspettacolo. Ha inoltre collaborato con diversi registi di rilievo nazionale ed internazionale, tra i quali Enzo Moscato e Gennaro Vitiello. - ANITA MOSCA
Attrice, regista, drammaturga e traduttrice.
Ha presentato i suoi lavori teatrali in Italia, Spagna, Libano, Giordania, Svizzera, Argentina, Cuba e Brasile in numerosi festivals e rassegne, accumulando esperienza e collaborazioni internazionali. Svolge un Dottorato di ricerca sulla quadrilogia Orfani Veleni di Enzo Moscato presso l’Universidade Federal de Minas Gerais UFMG di Belo Horizonte, in co-tutela con l’Università L’Orientale di Napoli.