‘Pizzini’, documenti, carte. Nella casa diventata covo del boss Marco Di Lauro c’era la contabilita’ del clan. Il superlatitante della camorra si nascondeva in via Emiliano Scaglione a Chiaiano, quartiere a Nord della citta’, non troppo lontana da quello di Secondigliano dove sono invece liberi, perche’ hanno scontato oltre dieci anni di carcere a testa, quattro dei suoi sei fratelli: Salvatore, Antonio, Nunzio e Raffaele. Il padre Paolo e’ in carcere, cosi’ come il fratello maggiore, Cosimo.
Adesso la procura di Napoli, e in particolare
C’e’ ancora un importante retroscena ed e’ legato all’omicidio di Melito avvenuto a ora di pranzo quando Salvatore Tamburrino, pregiudicato affiliato al clan Di Lauro, ha ucciso la moglie Norina, 33enne. L’uomo, che aveva scontato anni di carcere per camorra, era ritenuto vicino a Marco. Un suo passo falso, qualche telefonata di troppo, ha forse permesso la svolta decisiva che ha portato circa 150 uomini a Chiaiano, i quali hanno circondato tre edifici e sono arrivati a lui. Durante la conferenza stampa in seguito all’arresto del boss, i cronisti hanno chiesto al questore di Napoli, Antonio De Iesu, se esistessero legami tra i due eventi: “Nel primo pomeriggio c’è stata una fibrillazione dell’attività investigativa che ci ha consentito di fare degli intrecci per arrivare all’abitazione”.
Articolo pubblicato il: 3 Marzo 2019 15:01