Reddito di cittadinanza, botta e risposta sulle cifre. Da una parte Salvini che parla di 8-9 miliardi, dall’altra Di Maio che conferma “10 per il reddito di cittadinanza, 7 per riformare la legge Fornero, 2 per la Flat Tax e 1 miliardo per le assunzioni straordinarie”. A chi gli domanda se i numeri snocciolati siano stati fissati definitivamente, Di Maio – ai microfoni di ‘Radio Radicale’ – replica: “Direi di sì”.
In mattinata, parlando a ‘Radio Anch’io’ su Rai Radio 1, Salvini ha però fornito cifre differenti: per le modifiche alla legge Fornero, ci saranno in manovra “fra i 7 e gli 8 miliardi di euro”. Dunque, ha aggiunto, “se per la Fornero ci sono 7-8 miliardi, per il reddito ci saranno 8 o 9 miliardi”, visto che si tratta di “16 miliardi complessivi per i due interventi principali”.
“Per quello che riguarda la legge Fornero, a seconda di quanti sceglieranno di andare in pensione nel 2019 – ha detto Salvini – la spesa varia tra i 7 e gli 8 miliardi di euro. Abbiamo scelto il provvedimento per smantellare la legge Fornero senza paletti, senza penalizzazioni senza limiti di reddito”, ha spiegato. “Se per il superamento della legge Fornero ci saranno 7 miliardi, allora 9 andranno al reddito di cittadinanza, che comprende l’aumento delle pensioni di invalidità, il quoziente familiare, il premio per le famiglie numerose. Se invece destineremo 8 miliardi per il superamento della legge Fornero, allora ce ne saranno 8 per il reddito di cittadinanza”.
Sui numeri, poi, è intervenuto Di Maio: “Ho visto che in queste ore c’è un po’ di dibattito su quanto c’è per la Fornero e quanto per il reddito di cittadinanza – ha detto il vicepremier -, la misura che abbiamo messo in piedi prevede che tutta la platea abbia il reddito di cittadinanza e che si superi la legge Fornero andando in pensione con quota 100. Quindi si sta giocando sui numeri, ma ci sono i soldi per tutte le misure che abbiamo detto”.
Il dibattito sulle cifre arriva a poche ore dall’intesa raggiunta dal governo, con il vertice a palazzo Chigi che ha confermato anche la clausola di salvaguardia per garantire il raggiungimento degli obiettivi dei conti pubblici. Un’intesa che prevede il rapporto deficit Pil al 2,4% per il 2019, per poi scendere al 2,1% l’anno successivo e all’1,8% nel 2021.
Per quanto riguarda lo spread sui titoli di Stato, se anche tornasse a salire non ci sarebbe marcia indietro sui numeri della nota di aggiornamento al Def, ha precisato in mattinata Salvini, rispondendo “no” ad una domanda su eventuali dietrofront in caso di impennata del differenziale tra il Btp a 10 anni del Tesoro e il corrispondente Bund tedesco. “La manovra guarda avanti e non torniamo indietro”.
Articolo pubblicato il: 4 Ottobre 2018 14:26