Una fotografia e manifestazione provocatoria che viene ricordata anche nel film 120 Battiti al Minuto di Robin Campillo, regista a lungo collaboratore di Laurent Cantet e montatore per lui, tra l’altro, della Classe (e il suo tocco si nota anche qui nelle riprese a mano montate con tensione emotiva).
Il film di Campillo dura poco più di due ore e per lo spettatore la visione è impegnativa: non mancano infatti scene esplicite che non si vedevano dai tempi della Vita di Adele di Kechiche – motivo per cui questo film non sarà mai trasmesso in chiaro sulla tv di Stato, a patto di tagli in stile Brokeback Mountain -, ma le lotte di Act Up avvincono, tra azioni di disturbo sui palchi di convegni medici e raid con sangue finto negli uffici di Big Pharma.
L’associazione, nata sul modello degli omologhi americani dell’East Coast, e di cui ha fatto parte anche Campillo a suo tempo – che nel film dissemina qua e là aneddoti e fatti veramente accaduti come la vestizione del compagno morto -, viene raccontata nelle sue discussioni di gruppo a suon di schiocchi di dita per le approvazioni, negli amori omosessuali e nel sostegno materno.
Esemplare la scena della professoressa del liceo che contraddice il preside sull’utilità o meno dei profilattici a scuola per i minori, portati dalle streghe eretiche di Act Up. In questo film madri e figli combattono insieme contro le case farmaceutiche, si sporcano le mani e sporcano le vasche da bagno col sangue finto per le dimostrazioni.
I giovani si incontrano e si scontrano, litigano per i volantini del Gay Pride e per la mission generale, corrono per i boulevard e si baciano in metrò, ballano al ralenti in discoteca mentre in dissolvenza sul pulviscolo appare il virus, lugubre come una Death Star delle guerre stellari dichiarate all’Impero della disinformazione e della negligenza. Il tramonto scende sui loro sogni ormai perduti e sulla Senna rosso fuoco, macchiata di sangue innocente, pur sempre finto.
La Francia era il paese più colpito d’Europa negli anni ‘90 eppure si ritardava su scoperte, distribuzioni di farmaci e cure ai cittadini. E il ministero della Sanità faceva poco e niente per la sensibilizzazione sul tema e sulla distribuzione di condom e siringhe sterili. Un po’ come la Iervolino in Italia quando era in carica all’Istruzione, che si oppose alla divulgazione nelle scuole del fumetto di Lupo Alberto, una pubblicità progresso a favore dei contraccettivi in lattice. E da allora è cambiato ancora poco da noi, perché siamo sempre in ritardo come paese rispetto al resto d’Europa.
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