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Romanze D’Amore, sogni e visioni al Teatro San Carlo

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Carlo Farina
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Carlo Farina - cura la pagina della cultura, arte con particolare attenzione agli eventi del Teatro San Carlo, laureato in Beni culturali, giornalista.

Per la Stagione dei Concerti 2017-2018 giovedì 8 marzo alle ore 18.00 al Teatro San Carlo andrà in scena “ROMANZE D’AMORE, SOGNI E VISIONI”. Un viaggio nella musica romantica e novecentesca di rara esecuzione.

Non si è ancora spento il successo annunciato della grande serata che Evgeny Kissin con il Quartetto Kopelman hanno regalato al pubblico presente, che già abbiamo in cartellone un nuovo e interessante appuntamento sempre con la musica da camera. Infatti, giovedì 8 marzo alle ore 18.00, un gruppo di artisti legati da una sana complicità musicale daranno vita ad un concerto da camera composto dal soprano Cinzia Forte, Gabriele Pieranunzi al violino, Silvia Chiesa al violoncello e Maurizio Baglini al pianoforte, tutti grandi artisti già legati artisticamente al Massimo napoletano.

Romanze D'Amore, sogni e visioni al Teatro San Carlo Questa sofisticata complicità porterà sicuramente al buon esito di un’esecuzione che passerà in rassegna pagine di Schumann (l’Intermezzo dalla Sonata F.A.E. per violino e pianoforte e la Sonata n.1 in la minore per violino e pianoforte, Op. 105), Beethoven (Trio per archi e pianoforte in re maggiore, Op. 70 n. 1 “Gli spettri”) e Shostakovich (Sette Romanze su poemi di Alexander Blok per soprano, pianoforte, violino e violoncello Op.127).

«Sodalizio è la parola chiave per afferrare il senso di questo concerto – afferma Pieranunzi-. La sintonia, non solo artistica, tra me e Maurizio Baglini dura da diciotto anni. Ed è chiaramente un sodalizio, musicale e affettivo, anche quello che lega Baglini a Silvia Chiesa: quando penso che si sono conosciuti grazie a me diventa ancora più divertente l’idea di suonare insieme, oggi, nel Trio di Beethoven». Una serata dunque che si annuncia ricca di novità sotto tutti i punti di vista, sia per il variegato e accattivante programma che per la presenza dei quattro importanti artisti citati.

 «La sequenza dei lavori proposti – gli fa eco il pianista Maurizio Baglini – implica una riflessione sulla traduzione in musica di atmosfere spettrali, fantastiche e materialmente inafferrabili. Da Beethoven a Schumann, per poi arrivare alla rarefatta scrittura di Shostakovich, gli impulsi ansiogeni si riflettono – per esempio – in un pianismo difficile, molto esposto tecnicamente, in cui ciascun dettaglio del materiale utilizzato appare al servizio di una concertazione di tipo orchestrale, a dispetto della reale dimensione cameristica».

Composta nel 1853, la Sonata F.A.E. per violino e pianoforte è un lavoro collettivo, frutto della collaborazione di Robert Schumann con Johannes Brahms e Albert Dietrich. Fu scritta per Joseph Joachim, violinista e amico dei tre compositori e la prima esecuzione avvenne poche settimane dopo la composizione proprio in casa Schumann, con Joachim al violino e Clara Schumann al pianoforte., La Sonata in la minore op. 105 (composta dal 12 al 16 settembre 1851) colpì subito Clara che si dice letteralmente «incantata e commossa» sin dalla prima lettura.

Il brano si distingue per una generale malinconia di accenti che non inficia però la naturalezza narrativa, vera cifra romantica dell’autore. A seguire un capolavoro cameristico come il Trio “degli spettri” di Beethoven, ovvero il Trio in re maggiore, Op. 70 n.1 composto nel 1808 in segno di gratitudine per l’ospitalità offertagli nell’estate dello stesso anno dalla contessa Anna Marie von Erdody.   «Il Trio in Re Maggiore – afferma la violoncellista Silvia Chiesa – propone una coesione strumentale assoluta fra i tre solisti.

Al violoncello viene conferita, sostanzialmente, la funzione di elemento portante della drammaturgia del capolavoro, pur mantenendo, esso, il rispetto di linee melodiche essenziali». Concludono il concerto le Sette Romanze su poemi di Alexander Blok per soprano, pianoforte, violino e violoncello Op.127 di Shostakovich. Immaginate, nel 1966, per la voce di Galina Vishnevskaja furono eseguite l’anno successivo dalla stessa cantante per la prima volta a Mosca, insieme al marito, Mstislav Rostropovic, a David Ojstrach ed al pianista Moisej Vajnberg, entrato in corsa al posto di Svjatoslav Richter ammalatosi all’ultimo momento.

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