giovedì, Novembre 28, 2024

Ruggero Cappuccio: chiusura teatri frutto dell’incompetenza

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Giuseppe Giorgio
Giuseppe Giorgio
Caporedattore, giornalista professionista, cura la pagina degli spettacoli e di enogastronomia

Ruggero Cappuccio, direttore artistico del Napoli Teatro Festival: “Si bloccano i teatri e i cinema per il Covid dimenticando che nel ’43 sotto i bombardamenti gli stessi non furono mai chiusi”.

Una condizione quella dei teatri, dei cinema e dei luoghi di cultura, indiscutibilmente drammatica e considerato che per molti la ripartenza non c’è mai stata, questo nuovo stop  voluto dal Governo suona come un terribile showdown.

Mentre si levano alte dagli operatori del settore le grida inneggianti alla “dignità, reddito e cultura”, ovunque ci si interroga, al di là della tragicità economica del momento, sul modo con cui si sta facendo scempio dell’arte e della creatività umana. Ad esternare la sua delusione per le restrizioni prescritte a teatri e cinema con il nuovo decreto ministeriale, c’è anche Ruggero Cappuccio, direttore artistico del “Napoli Teatro Festival”.

”Lo stop ai teatri e cinema– ha detto l’autorevole scrittore e regista- è frutto dell’ignoranza trasversale della classe politica. In trent’ anni di attività tra le più grandi città italiane, i politici che ho visto a teatro si possono contare sulle dita di una mano sola. Quando non c’è frequentazione spirituale non c’è competenza, ecco perchè la classe politica italiana è figlia della cultura deviata della Tv dove non c’è mai spazio per il melodramma, la musica sinfonica, la prosa, danza e la musica da camera.

Per i politici prevale il concetto di intrattenimento tanto che le sale teatrali italiane possono essere considerate le uniche sezioni politiche operanti sul territorio nazionale. Più precisamente, i teatri, pur non essendo luoghi partitici si confermano come luoghi palesemente politici della Polis”.

Chiudere i teatri e cinema- ha detto ancora Cappuccio – mostra una incompetenza tecnica e culturale. In questo contesto messo a dura prova dal Covid, bloccare le arti su tutto il territorio nazionale, significa incrementare i danni fisici e gli stati depressivi. Il teatro è un avanposto per sentirsi vivi, capace di stimolare la sete di confronto. Non comprendo perchè non è possibile accedere ai teatri dove i biglietti si comprano online, dove ci si siede a due metri di distanza, dove in uno spazio dal volume immenso vengono accolti 200 spettatori sugli 800 posti disponibili, mentre è consentita la calca di centinaia di viaggiatori negli autobus chiusi di 40 metri quadrati.

Se analizziamo la scelta del Governo, è assurdo tirare in ballo la diminuzione della mobilità come motivo per chiudere i teatri. Se uno spettacolo inizia alle 21 circa e termina più o meno alle 23.30, è ovvio che la gente non userà i mezzi pubblici come è ovvio che dopo lo spettacolo non andrà nei bar e nei ristoranti, visto che nel frattempo hanno chiuso alle 18.

Ancora, in teatro non si toccano merci né prodotti come nei supermercati. Ecco perchè il problema è l’errata comparazione dei teatri e cinema con le strutture ricreative. Il teatro è cultura e anche se lo spettatore si diverte, lo fa riflettendo. Continuando con il ragionamento, se si vuole fare credere che la chiusura dei teatri è mirata alla salvaguardia della salute pubblica, perchè le Chiese, con tutto il rispetto per la religione, restano aperte nonostante l’assenza di controllo degli accessi e del rispetto delle norme sanitarie?”.

Si può concludere – ha detto infine il direttore del Ntf Cappuccio- che la crescita culturale del nostro paese, alle classi politiche, non interessa affatto. Si bloccano i teatri e i cinema per il Covid dimenticando che nel ’43 sotto i bombardamenti gli stessi non furono mai chiusi. Se durante il lockdown, nel momento della disgrazia, la gente si nutre soprattutto di film, libri, visite su internet riguardanti le varie arti, mi chiedo, perchè in tempi normali gli artisti vengono scaricati? Perchè, sia pure palesemente indispensabili, gli artisti non contano nulla? In italia, purtroppo, l’ignoranza supera la paura per la salute pubblica e non ci vuole molto per capire che i provvedimenti attuati fanno acqua da tutte le parti”.

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