Sacchetti biodegradabili a pagamento: polemiche in rete tra le “fazioni” dei consumatori e degli ambientalisti.
di Luigi Maria Mormone – Il prezzo dei sacchetti biodegradabili a pagamento per frutta, verdura, carne e pesce oscillerà per ogni famiglia italiana fra i 4 e i 12 euro all’anno (secondo le stime dell’Adoc), cifra da dover aggiungere alla spesa alimentare fatta in supermercati e ipermercati. L’introduzione di questa novità (entrata in vigore dall’1 gennaio con il Decreto Mezzogiorno, in ottemperanza di una direttiva europea) sta scatenando polemiche e inviti alla “rivolta” sui social network, in cui si dibatte dei sacchetti compostabili (il cui prezzo medio è di 3 centesimi ciascuno). “Le fazioni” sono due: da un lato i consumatori, dall’altro gli ambientalisti. Il Codacons ha rilevato la contrarietà a tale provvedimento addirittura da parte dell’85% dei consumatori, che lo ritengono “una nuova tassa mascherata da provvedimento ambientale”. Per tale motivo, il Codacons presenterà domani una diffida al Ministero dello sviluppo economico, affinché emani una circolare che autorizzi i consumatori a portare da casa shopper per la spesa o buste trasparenti in grado di verificarne il contenuto. E se non sarà accolta tale richiesta, l’associazione avvierà clamorose forme di protesta nei supermercati, lanciando lo sciopero dei sacchetti e spingendo i consumatori a pesare uno ad uno i prodotti ortofrutticoli passandoli singolarmente in cassa pur di non pagare l’ingiusta tassa. Per Legambiente, invece, questi sacchetti “fanno bene all’ambiente” e “non è corretto parlare di caro-spesa. L’innovazione ha un prezzo, ed è giusto che i bioshopper siano a pagamento, purché sia garantito un costo equo, che si dovrebbe aggirare intorno ai 2-3 centesimi a busta. Così come è giusto prevedere multe salate per i commercianti che non rispettano la vigente normativa”.