Una storia di terribile degrado arriva dal Salernitano, dove un bimbo è stato segregato dai genitori in camera da letto per tre anni, vivendo al buio legato ad un passeggino e senza mai uscire di casa. Come riporta “Il Mattino”, il piccolo era terrorizzato dalle continue urla dei genitori, che per farlo smettere di piangere lo picchiavano selvaggiamente.
Il bimbo è stato salvato dai Carabinieri che, dopo un’irruzione nell’appartamento-lager dove viveva la famiglia con i nonni paterni, allertarono la Procura minorile. Oggi quel bambino ha 11 anni ed è finalmente sereno dopo essere stato adottato da una nuova famiglia (che lo aveva avuto in affido all’età di 5 anni). La Cassazione ha respinto il ricorso del padre biologico, 57enne appartenente all’ottima borghesia dell’Agro nocerino, ma distrutto da alcool e droga, contro lo stato di adottabilità del minore.
Scatta la segnalazione al tribunale dei minori, che con urgenza colloca il piccolo (3 anni) in una comunità. Qui appaiono evidenti i gravi problemi da cui è affetto: denutrito, senza tono muscolare, costretto a lunghe giornate steso nella culla o legato al passeggino, ha incubi notturni, non sa camminare né parlare e ha difficoltà nel masticare e deglutire.
Da sottolineare, infine, come la madre biologica, dichiarata decaduta dalla responsabilità genitoriale nell’aprile 2016, si sia completamente disinteressata al figlio, facendo perdere le proprie tracce.
Articolo pubblicato il: 16 Marzo 2019 11:22