“Se Di Maio dice ‘o io o niente’ sbaglia, perche’ oggi e’ niente”. E’ stato piu’ che chiaro ieri durante il programma ‘Porta a Porta’, il leader della Lega, Matteo Salvini. Che ha spazzato via il campo dalla possibilita’ di un aut aut del candidato premier del M5s, cosi’ come da un altro. “Se dicono fuori FI, arrivederci”. Sono questi i due punti su cui si scontrano Di Maio e Salvini. I nodi da sciogliere prima del giro di consultazioni con Mattarella.
Passi in avanti potrebbero essercene nei prossimi giorni, dopo Pasqua. “La settimana prossima ci vedremo” con Di Maio “in campo neutro, ci troveremo o alla Camera o al Senato”. Ha confermato sempre Salvini. Il tempo, la crescente necessita’ di un governo, e la prevedibile moral suasion del Colle – verso, ad esempio, la scelta di una terza figura per il governo – sono tuttavia destinati a smussare le angolature di una convergenza difficile ma non impossibile. Una convergenza sulla quale il vertice Di Maio-Salvini potrebbe dare un primo orizzonte.
E proprio i canali tra M5S e Dem non sono del tutto interrotti. La risoluzione sul Def che il Movimento sta preparando ha potenziali punti di convergenza anche con il Pd mentre il governo oggi conferma la volonta’ di non entrare a gamba tesa. Il lavoro sul Def, si fa sapere da Palazzo Chigi, e’ di puro rendiconto e non c’e’ alcuna intenzione di “golpe economici”.
E se un esecutivo si formera’ in tempi brevissimi l’attuale governo e’ pronto a non avanzare piu’ la sua proposta. Dopo una giornata di silenzio e’ infine Di Maio a replicare a Salvini. Sulla premiership “non mi impunto per una questione personale. E’ la volontà popolare quella che conta”, sottolinea Di Maio ricordando il 32% incassato dal M5S. E ribadendo il suo “no” a governi di scopo, tecnici, o di “perdenti”.
“A Fico sono mancati 60 voti di FI”, sottolinea infine Di Maio quasi suggerendo, a Salvini, l’inaffidabilita’ del suo alleato. Un alleato con cui, tuttavia, il leader della Lega al momento non puo’ rompere definitivamente. Tocchera’ ad uno dei due cedere, in una guerra di nervi che, sulle Camere, alla fine ha sorriso ad entrambi. (ANSA).
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