Dal ministro della Giustizia Bonafede al vicepremier Di Maio, non sono piaciuti contenuti e toni dello sfogo social di Matteo Salvini agli alleati pentastellati al Governo.
“Quando si dice che ci sono magistrati di destra e sinistra stiamo riportando il Paese alla seconda Repubblica. Non scateniamo questa guerra con la magistratura…”. Non fa giri di parole Luigi Di Maio: al M5S i toni di Salvini non sono piaciuti. A scatenare l’ira del Movimento e dei suoi rappresentanti, con il vicepremier e il titolare della Giustizia Alfonso Bonafede in testa, il video nel quale ieri sera il ministro dell’Interno ha annunciato in diretta Facebook l’apertura di un’indagine a suo carico per sequestro di persona aggravato nel caso ‘Diciotti’.
Busta gialla della Procura di Palermo in mano, il titolare del Viminale ha svelato in una lunga diretta il contenuto della missiva, per poi lanciare la stoccata ai giudici: “Siamo davanti alla certificazione che un organo dello Stato indaga su un altro organo dello Stato. Con la piccolissima differenza – ha sottolineato il leader leghista – che io pieno di limiti e difetti, sono stato eletto dai cittadini; altri non sono stati eletti da nessuno e non rispondono a nessuno”.
Ostenta sicurezza il ministro, che non è né “preoccupato” né “terrorizzato” e che, spiega, ha “zero tempo da passare con gli avvocati per questa vicenda e per quella di Genova. Io sono pagato per garantire la sicurezza dei cittadini, questo continuerò a fare, senza farmi togliere il sonno”. Concetto del resto sottolineato nel finale del video, quando Salvini affigge al muro del suo studio al ministero la comunicazione della Procura: “L’appendo come una medaglietta… Vado avanti”, promette.
Rievocazioni da seconda Repubblica
Lo ‘show’ del leader del Carroccio, che ha raccolto l’entusiasmo delle migliaia di utenti collegati alla diretta Facebook, ottiene però il gelo dei compagni di governo. “Un ministro – spiega il Guardasigilli Alfonso Bonafede – può ovviamente ritenere che un magistrato stia sbagliando nei suoi confronti” ma rievocare “politicizzazioni o dire che un magistrato sbaglia perché sia una toga di destra o di sinistra è fuori dal tempo. Sinceramente, non credo che Salvini abbia nostalgia di quando la Lega governava con Berlusconi. E siccome sta scrivendo insieme a noi il cambiamento del nostro Paese, non può pensare di far tornare l’Italia alla seconda Repubblica”.
Opinione condivisa dal vicepremier Luigi Di Maio, che pur capendo come per la Lega sia “un momento difficile”, chiede al collega leghista di non scatenare “una guerra” con i giudici: “Non ritengo giusto che non si rispetti la magistratura. Ci vuole rispetto”, afferma il pentastellato, per poi richiamare Salvini all’ordine: “Non scateniamo questa guerra con la magistratura o i cittadini ci diranno ‘state combattendo o state governando?'”.
La risposta dell’Associazione nazionale magistrati
Sul piede di guerra l’Associazione nazionale magistrati, che ieri in una nota ha definito le dichiarazioni del ministro dell’Interno “un chiaro stravolgimento dei principi costituzionali”. L’Anm giudica infatti “completamente errato, al di là di ogni valutazione di merito che non spetta all’Anm, sostenere che i magistrati non possono svolgere indagini nei confronti di chi è stato eletto. Così come appare fuori luogo sostenere che taluni magistrati svolgono le proprie indagini anche sulla base di orientamenti politici”.
Ricordando come la magistratura agisca “sulla base delle prerogative conferite dalla Costituzione e dalle leggi, prerogative che tutti, anche i membri del Governo, devono tutelare e rispettare”, i magistrati rivendicano quindi “l’autonomia della magistratura e l’imparzialità di ogni singolo magistrato” come “patrimonio indefettibile della nostra democrazia e dello Stato di diritto, principi sui quali non possono e non devono esserci flessioni o arretramenti”, mentre auspicano che “tutti, soprattutto coloro che svolgono incarichi istituzionali, abbiano la stessa sensibilità e rispettino il lavoro della magistratura, senza tentare di delegittimarla”.