Il quartiere napoletano di San Giovanni a Teduccio è sceso ancora una volta in piazza, riempita da circa 1500 persone tra studenti, rappresentanti delle istituzioni (dal sindaco Luigi de Magistris, all’assessora all’Istruzione, Lucia Fortini, fino al presidente della Commissione Antimafia, Nicola Morra), giornalisti come Sandro Ruotolo e artisti come Marisa Laurito e Francesco Di Leva.
Il corteo è sfilato davanti a parchi chiusi da decenni, fino al palco allestito tra i casermoni post-terremoto del Rione Pazzigno, dove i più giovani dicono la loro e suonano in omaggio la piccola Noemi, la bimba di 4 anni ferita il 3 maggio in piazza Nazionale ma sulla via della guarigione: a lei è stata dedicata la canzone Ora basta (progetto musicale portato avanti da 13 rapper uniti, nato dall’idea del regista Ambrogio Crespi e da una produzione musicale di Michele Sbam).
Quella di oggi, giovedì 16 maggio, è stata la seconda edizione del corteo “Io non ci sto”, che ora vuole diventare un appuntamento fisso di ritrovo di tutta la parte sana del quartiere e della città di Napoli: con la speranza per cui la situazione migliori al più presto.
“Il corteo appena terminato ha rappresentato in modo chiaro e netto che la cittadinanza, in particolare i giovani, sono per la riqualificazione morale, fisica e sociale del quartiere”. Ad affermarlo sono gli attivisti della rete Napoli Zeta a margine della marcia popolare “Io non ci sto…all’abbandono” tenutasi questa mattina a San Giovanni a Teduccio, periferia est della città di Napoli.
“Abbiamo apprezzato la partecipazione delle istituzioni locali e nazionali – continuano – ma ora è arrivato il momento di chiedere a chi da 8 anni gestisce e amministra la città cosa vuole farne di questa periferia”.
“Napoli Zeta ha delle proposte che aspettano solo di essere ascoltate e attuate. La zona Est ha bisogno di un riequilibrio di tutti i servizi locali. I murales da soli non bastano. Abbiamo bisogno di progetti ad hoc che vanno dalla dispersione scolastica a politiche incisive sul lavoro. Chiediamo interventi di diverso livello di competenze, regionali, nazionali, locali su quest’area. Le associazioni presenti sul territorio da sole non possono sostituirsi a tutto l’impianto amministrativo“.
“Come Rete – concludono gli attivisti di Zeta – vuole restare un interlocutore valido per proposte concrete per il territorio“.
Articolo pubblicato il: 16 Maggio 2019 18:33