In principio era il caffè sospeso, nobile pratica tutta napoletana di pagare un buon caffè a chi non potesse permetterselo, seguita da altre iniziative simili (come il Giocattolo sospeso, lanciata negli ultimi anni dal Comune di Napoli). A Frattamaggiore, nello scorso gennaio è invece partito il ticket sospeso, raccolta di fondi tra i pazienti più fortunati per sostenere le cure dei tanti che non potevano permettersele.
Per ora sono stati raccolti 1600 euro, mentre dalla “cassa di comunità” ne sono usciti 686 (destinati a farmaci e prestazioni diagnostiche). La cifra è piccola (circa 2300 euro) ma Luigi Costanzo e Luigi e Franco Del Prete (medici contitolari dello studio Humanitas) non sono delusi: “Una cifra esigua in rapporto al numero dei pazienti che afferiscono al nostro studio, circa 4000 -hanno dichiarato a “Il Mattino”- Dietro ogni donazione però ci sono storie di disagio economico, di dignità, di consapevolezza del fatto che esistono altre persone che versano in condizioni di maggiore bisogno del proprio”.
Per chi è in difficoltà è difficile trovare il coraggio di accedere alla cassa, tant’è vero che finora vi hanno fatto ricorso solo 17 persone. Tuttavia, la riconoscenza non manca e qualche mese fa accanto ad un’ecografia è comparso un biglietto: “Grazie per quello che fate per noi assistiti, poveri invisibili, nascosti per lo Stato italiano ma molto visibili per tutti quelli che hanno un cuore vivo, che batte solo di carità come quello di tutti voi dello studio“.
Un’iniziativa per tutti, all’insegna appunto di quella humanitas che è tra i valori fondatori della nostra civiltà, e che consente di aiutare tutti, italiani e stranieri. Come il ragazzino proveniente dal campo rom di Caivano, non censito in alcuna anagrafe sanitaria, ma bisognoso di cure per delle verruche alle mani, e che qualche giorno fa si è presentato allo studio Humanitas, da cui è stato indirizzato verso uno specialista che lo ha assistito gratuitamente.
Articolo pubblicato il: 15 Ottobre 2018 17:30