Impietosi i dati Istat e Agenas sulle differenze tra Nord e Sud. Dove il tasso di mortalità è sempre più alto e per la sanità ci sono sempre meno risorse.
A fine settembre scorso si è tenuto a Firenze il Congresso nazionale dei medici dirigenti della Cimo. Un evento che ha richiamato l’attenzione della comunità medica e, più in generale, di tutto il nostro Paese. Nel corso dell’evento, si è discusso sullo stato dell’arte della sanità italiana. Affrontando gli argomenti più disparati e che maggiormente tengono alta l’attenzione, quali i ticket, il patto per la Salute tra Stato e Regioni, i Livelli di assistenza (Lea). E anche il piano per rientrare dal deficit delle Regioni in rosso.
Proprio questo punto, però, ha tralasciato una delle motivazioni maggiori, che, da sempre costringono a una disparità tra Nord e Sud. E che hanno portato a conseguenze quali il commissariamento di regioni come la Campania. Ovvero lo squilibrio storico che esiste nell’assegnazione dei finanziamenti. A rendere forse più surreale questa situazione c’è il fatto che tutto ciò si basa su criteri che risalgono a più di 25 anni fa, quali, ad esempio, il tasso di anzianità della popolazione.
I dati Agenas e Istat tracciano un solco agghiacciante, sottolineando come la mortalità dei cittadini sia strettamente collegata all’abbassamento dei finanziamenti ricevuti dalle stesse Regioni. Avviene così che Campania, Sicilia e Calabria siano le prime tre per tasso standardizzato di mortalità. Nettamente in aumento rispetto alla Lombardia. Ma ciò, nonostante quest’ultima sia meno popolosa, non impedisce di farle ricevere un maggiore afflusso di denaro da indirizzare verso la sanità.
Cosa che, ovviamente, comporta maggiori investimenti anche nelle tecnologie, nelle infrastrutture. E consente agli ospedali di essere più strutturati, sia per quanto riguarda il personale che i posti letto. Due note estremamente dolenti in Campania, che trovano riscontro nella mobilità passiva del 2016, che vedeva nel Sud il vero e proprio punto di non ritorno rispetto agli 1,4 miliardi di euro fatti registrare. E continuando con l’attuale disparità, questa intrapresa sarà sempre più una strada senza via d’uscita.