Domani, martedì 11 agosto, si celebra Santa Chiara d’Assisi. Nata come Chiara Scifi nel 1194, è passata alla storia per la sua collaborazione con San Francesco e per la fondazione dell’ordine delle Clarisse: fu canonizzata nel 1255 ed è santa patrona della televisione e delle telecomunicazioni.
Come Francesco, Chiara nasce da una famiglia benestante, con la madre, Ortolana Fiumi, che le insegna i principi religiosi a cui lei stessa credeva: orazioni ed elemosine, e rendendola sensibile alla sofferenza altrui. Donna autonoma e coraggiosa partecipò a numerosi pellegrinaggi, preparando pranzi che non serviva in prima persona per timidezza. Chiara non apprezzava il buon cibo, preferendo indossare la stamigna, tessuto di lana sottile e resistente, anziché gli abiti adatti al suo rango. Ai pellegrinaggi preferiva una vita contemplativa, amando sopra ogni cosa parlare di Dio nei confini della propria dimora.
Dalla sorella Beatrice si viene a sapere dei primi rapporti intercorsi fra San Francesco e Chiara. Per Francesco, homo populi, riuscire a portare al suo ideale di povertà una figlia della nobiltà assisese, destinata a nozze importanti, sarebbe stato un modo clamoroso di dimostrare la validità della sua parola e la possibilità di pacificazione fra cittadini maiores e minores.
Nella biografia ufficiale viene narrato un racconto simbolico del momento in cui Chiara rinuncia alla sua vita terrena per intraprendere la carriera monacale. La ragazza chiede a Francesco consiglio per prendere i voti dato che era consapevole di non poter contare sull’autorizzazione della famiglia. Francesco le suggerisce di recarsi in chiesa la Domenica delle Palme vestita nel modo migliore, poi, il giorno successivo, fuggire e convertirsi: Chiara fa quanto le viene detto.
Lasciata casa, arriva a Santa Maria della Porziuncola, dove la attendono i frati francescani con le fiaccole accese. Chiara, sposa di Cristo, evoca la parabola delle vergini prudenti che escono incontro allo sposo che giunge a mezzanotte. L’agiografo lesse dunque la cerimonia penitenziale alla Porziuncola come il luogo che vede nascere sia l’ordine di Francesco sia quello di Chiara. Compiuto il rito, i frati le tagliano capelli rendendola una penitente.
I parenti tentarono di portare via con la forza Chiara. Ricorrono alla violenza “impetuosa”, a lusinghe, promesse e a “trame avvelenate” pur di dissuaderla dalla vita che stava cercando di intraprendere, ma lei non desiste. Aggrappatasi al tavolo fa resistenza ai suoi parenti che tentano di trascinarla via; a questo punto lei si scopre il capo mostrando il suo stato di penitente. Così i suoi parenti prendono atto che, giunta a quel punto ormai era al di fuori della giurisdizione famigliare.
Agnese aveva raggiunto sua sorella sedici giorni dopo la conversione di Chiara. Avendo saputo la notizia, ci narra il biografo, i famigliari tentarono un nuovo rapimento con maggior determinazione. In dodici andarono a S. Angelo e la trascinarono con sé lungo la china del monte. Agnese chiama la sorella che, sentendo le sue grida, si prostra in preghiera. Immediatamente il corpo di Agnese si fa di piombo e nessuno riesce più a smuoverla. A questo punto lo zio paterno, Monaldo, preso dalla rabbia tenta di sferrare un pugno alla nipote, ma mentre sta per sferrare il colpo un dolore gli paralizza il braccio e finalmente Chiara giunge dalla sorella e convince i parenti a desistere: è il suo primo miracolo.
Con Francesco lontano, Chiara capì che il precetto della povertà non era più al sicuro, e che doveva fare qualcosa per continuare a mantenerlo di fronte alle costrizioni della santa sede. Chiara ottenne nel 1216 da Innocenzo III il permesso di non essere mai costretta a ricevere possedimenti e lasciti per il sostegno delle suore.
Solo con la clausura le donne potevano essere protette e sollevate da ogni preoccupazione, e per questo erano necessarie delle donazioni. Chiara invece era di parere opposto, l’ideale di povertà assoluta e di adesione al Vangelo era l’essenziale della sua vita religiosa. E quindi per questo non voleva chiudere i contatti con l’esterno: con i frati che erano la sua famiglia e con i cittadini di Assisi bisognosi di soccorso spirituale. Per Chiara era anche importante il lavoro manuale, i loro prodotti non dovevano essere usati solo all’interno del monastero ma dovevano aiutare le comunità.
Nel 1233 Agnese, figlia del re di Boemia, dopo aver rifiutato proposte di matrimonio regali, volle fondare un ospedale gestito dai francescani ed un monastero di suore di ispirazione francescana e boeme. Durante la Pentecoste nel 1234, Agnese prese i voti. Chiara iniziò con lei una corrispondenza di cui rimangono solo quattro lettere. Vedendo aprirsi uno spiraglio, iniziò a scrivere la prima regola redatta da una donna. Tenendo conto delle direttive Papali del passato e delle regole dei frati minori, la futura santa ribadì la proibizione di possedere qualsiasi proprietà. Morì ad Assisi l’11 agosto 1253. A lei è intitolata la Basilica di Santa Chiara a Napoli, tra i più importanti e grandi complessi monastici della città partenopea.
Articolo pubblicato il: 10 Agosto 2020 10:33