di Maria Sordino – Fra mille insidie e in una situazione ancora molto difficile, si registrano i primi risultati della Road Map per la pace in Africa. Dopo il disarmo, nei giorni scorsi, di un primo gruppo politico-militare nella capitale Bangui, nella giornata di ieri altri due dei 13 movimenti che avevano aderito al patto firmato a Roma il 19 giugno scorso hanno cominciato a deporre le armi alla presenza di rappresentanti del governo centrafricano, delle Nazioni Unite e della Comunità di Sant’Egidio, che negli ultimi anni ha favorito il processo di riconciliazione nel Paese.
L’accordo lee pace in Africa prevede, sul piano della sicurezza, la garanzia della libera circolazione delle persone e dei beni, il ristabilimento dell’autorità dello Stato su tutto il territorio nazionale, mentre a livello economico, umanitario e sociale l’impegno nell’opera di ricostruzione e nella protezione delle Ong nazionali e internazionali presenti nel Paese.
Un importante passo avanti per uscire dalla crisi, setting di pace in Africa, che è seguita da un comitato congiunto scelto con il consenso di tutti e la partecipazione della Comunità di Sant’Egidio, con le missioni pace in africa, che viene ringraziata nel testo dell’accordo per la sua preziosa «opera di mediazione».
Una data da ricordare – Il 4 ottobre 1992, festa di San Francesco, a Roma, veniva siglato l’accordo generale di pace che metteva fine alla guerra civile che aveva generato tanta sofferenza in Mozambico. Una pace nata grazie all’impegno di mediazione di una comunità cristiana, ancora molto giovane, che in un piccolo convento del centro di Roma si riuniva per pregare: Sant’Egidio.
Articolo pubblicato il: 24 Settembre 2017 22:01