sabato, Novembre 30, 2024

Scandalo falsi diplomi: ex collaboratore Cisl resta agli arresti domiciliari

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Luigi Maria Mormone
Luigi Maria Mormonehttps://www.2anews.it
Luigi Maria Mormone, cura la pagina di cronaca su Napoli e provincia, attualità e sport (pallanuoto, basket, volley, calcio femminile ecc.), laureato in Filologia Moderna, giornalista.

Cronaca di Avellino: resta ai domiciliari Antonio Perillo (soprannominato “Mister 2000 euro” dopo lo scandalo sui falsi diplomi portato alla luce da “Striscia la notizia”).

Novità nel processo sullo scandalo dei falsi diplomi in Campania, venuto alla luce dopo la denuncia della trasmissione Striscia la notizia. Come riporta “Avellino Today”, l’inviato irpino Luca Abete, scoprì Antonio Perillo, detto “Mister 2000 euro”, collaboratore della Cisl Scuola IrpiniaSannio che chiedeva, appunto, 2000 euro a fronte di titoli di studio necessari per la presentazione delle domande del personale ATA.

Il Tribunale del riesame ha confermato per lui gli arresti domiciliari (dopo essere stato condannato in primo grado per un episodio analogo a quattro anni e mezzo di reclusione).

Annullate invece le misure cautelari nei confronti di Ernesto Capone (funzionario del provveditorato di Avellino) e Michele Listo, sottoposti entrambi all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Il Tribunale del Riesame ha accolto le richieste dei legali di Capone e Listo poiché, quest’ultimi, avrebbero ricoperto un ruolo marginale all’interno della vicenda, facendo da intermediari tra gli interessati al concorso e gli istituti accreditati al rilascio dei titoli.

Infine, Biagio Amato, rappresentante legale del Campus Academy, assolto in primo grado dal Tribunale di Avellino e sottoposto ai domiciliari nel secondo filone d’inchiesta, dovrà comparire dinanzi al Tribunale del Riesame il 12 febbraio prossimo. In quell’occasione, i suoi avvocati, Giuseppe Saccone e Gerardo Di Martino, discuteranno il ricorso avverso la misura cautelare emessa dal gip del Tribunale di Avellino il 19 gennaio scorso.

Gli inquirenti contestano agli indagati finiti nel secondo filone d’indagini i reati di corruzione per atti contrari ai propri doveri d’ufficio e falsità materiale ed ideologica commessa da pubblico ufficiale.

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