mercoledì, Novembre 27, 2024

Scavi di Ercolano: rinvenuti i resti di cervello di una vittima dell’eruzione del 79 d.C.

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Carlo Farina
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Carlo Farina - cura la pagina della cultura, arte con particolare attenzione agli eventi del Teatro San Carlo, laureato in Beni culturali, giornalista.

Incredibile ed eccezionale scoperta agli Scavi di Ercolano con il ritrovamento di alcuni resti di cervello, di una vittima dell’eruzione del 79 d.C.

L’incredibile patrimonio archeologico degli Scavi di Ercolano, continua ancora oggi a regalarci scoperte eccezionali imponendosi, ancora una volta, al centro dell’attenzione internazionale grazie ad una nuova sensazionale scoperta ad opera di un team di antropologi e ricercatori guidato da Pier Paolo Petrone dell’Università Federico II di Napoli, che da anni studia gli effetti delle eruzioni del Vesuvio sul territorio campano e le popolazioni che lo hanno abitato nel passato.Scavi di Ercolano: rinvenuti i resti di cervello di una vittima dell’eruzione del 79 d.C.

Antropologo forense, dirige il Laboratorio di Osteobiologia Umana e Antropologia Forense, Dipartimento di Scienze Biomediche Avanzate presso l’Università di Napoli Federico II. Grazie al New England Journal of Medicine, la prestigiosa rivista medica leader a livello mondiale, che ha pubblicato i risultati di uno studio sui resti di materiale cerebrale rinvenuti in una delle vittime dell’eruzione, possiamo “ammirare” lo scheletro che, ancora oggi, si trova in uno degli ambienti di servizio del “Collegio degli Augustali”.

A questo importantissimo studio, hanno preso parte il Direttore del Parco Francesco Sirano, insieme al Prof. Piero Pucci del CEINGE – Biotecnologie Avanzate e il Prof. Massimo Niola dell’Università di Napoli Federico II, insieme a valenti ricercatori dell’Università di Cambridge.

 La terribile eruzione, che nel 79 d.C. colpì con valanghe di cenere bollente Ercolano e Pompei uccidendo all’istante tutti i suoi abitanti, in poche ore seppellì anche l’intera area vesuviana fino a 20 km di distanza dal vulcano. Negli anni ’60, durante gli scavi condotti dall’allora Soprintendente Amedeo Maiuri, indimenticabile ricercatore e mente attiva del ritrovamento di gran parte dei resti della città sepolta di Ercolano, nella cenere vulcanica furono rinvenuti un letto ligneo e i resti carbonizzati di un uomo, che gli archeologi ritengono fosse il custode del Collegio consacrato al culto di Augusto. Nell’ambito di una decennale collaborazione scientifica con Francesco Sirano, recenti indagini sul campo, condotte da Pier Paolo Petrone, hanno portato alla scoperta nel cranio della vittima di materiale vetroso, nel quale sono state identificate diverse proteine ed acidi grassi presenti nei tessuti cerebrali e nei capelli umani.Scavi di Ercolano: rinvenuti i resti di cervello di una vittima dell’eruzione del 79 d.C.

L’ipotesi degli studiosi è che l’elevato calore sia stato letteralmente in grado di bruciare il grasso e i tessuti corporei della vittima, causando la vetrificazione del cervello. Questa eccezionale e inattesa scoperta è senza dubbio una delle più incredibili di questi ultimi anni, poiché la conservazione di tessuto cerebrale è un evento estremamente raro in archeologia inoltre, è la prima volta in assoluto che vengono scoperti resti umani di cervello vetrificati per effetto del calore prodotto da un’eruzione.

Sin dalle eccezionali scoperte avvenute all’inizio degli anni 80 del 900 presso l’antica spiaggia, il campione antropologico offerto dal sito di Ercolano si è rivelato di estremo interesse.- dichiara il Direttore Sirano – Gli studi di antropologia fisica sono ora supportati da analisi di laboratorio sempre più sofisticate. Stiamo inoltre associando ad esse innovative ricerche sul DNA degenerato che, come sembrano dimostrare lavori di prossima edizione da parte del dr. Petrone, ha ancora racchiuse in sé alcune parti della sequenza del codice in grado di chiarire origine e grado di parentela delle vittime ritrovate nelle rimesse delle barche presso l’antica spiaggia.

Questi straordinari dati possono peraltro confrontarsi con quelli derivanti dalle analisi sui materiali organici e sui coproliti rinvenuti nel corso degli scavi nelle fogne sotto il cardo V (scavi condotti in collaborazione con la Fondazione Packard) che hanno chiarito tanti aspetti del regime alimentare e contribuito ad arricchire il quadro delle piùfrequenti patologie che affliggevano gli abitanti di Herculaneum.  Se pensiamo a tutto quanto conosciamo attraverso la variegata documentazione scrittoria antica formata da documenti pubblici e privati (epigrafi su marmo, tavolette cerate, papiri, graffiti)- conclude il Direttore– davvero si comprendono l’inestimabile valore  e le potenzialità ancora inespresse da questo prezioso sito UNESCO che il Parco Archeologico conserva e valorizza in un’ottica di ricerca aperta e multidisciplinare.”

Ancora una volta ci troviamo davanti ad una incredibile scoperta, che getta una nuova luce per la conoscenza e lo stadio dell’archeologia legata a questa terribile e devastante eruzione che, nella sua totale portatrice di distruzione e morte, ha nello stesso tempo, congelato una civiltà di duemila anni, regalandoci un sito archeologico unico al mondo, che tutti ci invidiano e che al momento viene seguito, valorizzato, studiato e promosso da personale competente e affidabile, nonché da scrupolosi studiosi di tutto il mondo e, soprattutto, dal nostro prezioso e lodevole team del Parco Archeologico di Ercolano, diretto egregiamente da Francesco Sirano.  

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