Il sito “Stylo24” ha ricostruito la storia di Carmine Schiavone (morto per cause naturali nel 2015) e Nunzio Perrella (ex boss del Rione Traiano), due tra i più potenti boss della Camorra nel traffico illecito dei rifiuti. Tuttavia, a un certo punto della loro vita, essi hanno scelto di collaborare con la giustizia, accedendo ai programmi di protezione.
Oltre alla posizione di dominio nelle ecomafie, punto di contatto tra loro è l’inchiesta Adelphi. Le indagini nascono dalle prime dichiarazioni rese nel 1988 da Perrella a Franco Roberti (ex procuratore nazionale antimafia e all’epoca sostituto procuratore della Repubblica a Napoli), in cui l’ex boss parla di commistioni tra camorra, politica e imprenditoria per sversare in Campania i rifiuti tossici provenienti da tutt’Italia.
Risalgono al 1997, invece, le dichiarazioni di Schiavone a Massimo Scalia, presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti: “Per 10 anni, dal 1988, abbiamo operato nel traffico illegale di scorie pericolose. Abbiamo interrato migliaia e migliaia di fusti tossici”. Tali dichiarazioni saranno rese pubbliche soltanto nel 2013. A sostenere, però, che la sua testimonianza fu secretata da Giorgio Napolitano, quando era ministro dell’Interno, è stato lo stesso Schiavone in un’intervista al giornale tedesco Der Spiegel.
Concluso il periodo della collaborazione di giustizia, Schiavone aveva rilasciato numerose interviste, come quella del 2013 a Nadia Toffa de Le iene, cui ha anche indicato i siti in cui sarebbero avvenuti tali sversamenti: nessun riscontro oggettivo da parte degli inquirenti ha provato la veridicità delle sue indicazioni.
Articolo pubblicato il: 21 Settembre 2018 11:55