Un recente studio ha riscontrato la presenza di virus nel cervello che potrebbero essere collegati alla malattia di Alzheimer.
Il virus in questione sembra essere quello dell‘herpes: secondo gli scienziati i malati di demenza avevano nel cervello abbondanti ceppi del virus herpes, contrariamente ai cervelli sani.
Si pensa anche che l’herpes possa essere in realtà una conseguenza: un paziente malato ha le difese immunitarie più vulnerabili ed è quindi maggiormente esposto a virus e contagi.
Questi sono apparsi rilevabili in circa il 30% del cervello dei malati e praticamente e non nel gruppo di controllo” – ha spiegato Sam Gandy, professore di Neurologia presso la Icahn School of Medicine del Monte Sinai, New York, che ha anche suggerito come la presenza dei virus dell’herpes nel cervello potrebbe influenzare o controllare l’attività di vari geni legati a un aumentato rischio di demenza.
Il morbo di Alzheimer è causato da una combinazione di predisposizione genetica e stile di vita, ma le cause precise non sono state ancora individuate, come purtroppo non è stata ancora trovata una cura.
Il Morbo ha un inizio subdolo fino a concludersi con grossi danni ai tessuti cerebrali, ma la rapidità con cui i sintomi si acutizzano varia da persona a persona.
Le persone cominciano a dimenticare alcune cose e si accentua con il tempo per arrivare al punto in cui non riescono a riconoscere nemmeno i familiari. Purtroppo il paziente in queste condizioni diventa incapace di badare a se stesso ma anche a trascurare la propria sicurezza personale, l’igiene e la nutrizione per cui diventa necessario l’aiuto aiuto per le attività quotidiane.
Oggi colpisce circa il 5% delle persone con più di 60 anni e in Italia si stimano circa 500mila ammalati. Il decorso della malattia è lento e in media i pazienti possono vivere fino a 8-10 anni dopo la diagnosi della malattia. Questa colpisce la memoria e le funzioni cognitive, si ripercuote sulla capacità di parlare e di pensare ma può causare anche altri problemi fra cui stati di confusione e cambiamenti di umore.
Il neurologo tedesco nel 1907 Alois Alzheimer ne scoprì sintomi ed aspetti neuropatologici ed evidenziò nel tessuto cerebrale di una donna morta dopo una malattia mentale,di placche amiloidi e fibre aggrovigliate ed intrecci di neuro fibrillari. Questi effetti ancora oggi non se ne conoscono le cause. Inoltre si riscontra una diminuizione di acetilcolina che lavora come neurotrasmettitore e responsabili della comunicazione tra cellule nervose.
Per alcuni pazienti, che presentano uno stadio lieve o moderato esistono dei principi attivi che inibiscono acetilcolinesterasi, un enzima che distrugge l’acetilcolina, ma si sta lavorando molto nella ricerca scientifica per trovare principi attivi che rallentano la malattia.
E’ importante uno stile di vita sano e una corretta alimentazione, sia in caso di prevenzione che di patologia in atto:
Articolo pubblicato il: 29 Giugno 2018 9:00